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Cronaca

Lavoro e dignità. L'arcivescovo scuote la coscienza del potere

Domenico D'Ambrosio, nel messaggio alla città dopo la processione per i santi patroni, affronta di petto le emergenze: l'indigenza diffusa, le questioni occupazionali dell'Ilva e dell'Omfesa, il sovraffollamento del carcere

 

LECCE – Povertà, lavoro, disumano sovraffollamento nel carcere di Borgo San Nicola. Il messaggio che l’arcivescovo metropolita di Lecce, Domenico D’Ambrosio, ha pronunciato al termine della solenne processione in onore dei santi patroni va dritto al cuore delle emergenze di una città con il malvezzo di nascondere la polvere sotto il tappeto.

“Ancora una volta insieme  - ha esordito - dopo aver  attraversato in modo insolito le strade della nostra città quasi guidati dai simulacri dei nostri santi patroni: i santi Oronzo, Giusto e Fortunato, martiri per Cristo. Uomini che hanno fatto della loro vita una testimonianza sicura e affidabile, non adusi a un costume diffuso ai loro tempi - siamo agli albori della fede cristiana - ma che non ha mai perduto il suo potere accattivante, gratificante e remunerante. Parlo della diffusa pratica del compromesso, del mercimonio della verità, dell’accodarsi o attaccarsi all’ipocrita e mistificante categoria di quanti sviliscono il valore e la ricchezza della coerenza che talvolta chiede l’alto prezzo della fedeltà alla verità, da non barattare con gli illusori e facili guadagni di consenso o di applausi. Il momento di particolare sofferenza che stiamo vivendo ha messo in crisi anche gli applausi. Non è facile averli o strapparli, perché si è ridimensionata la credibilità di promesse che restano tali”.

E per smascherare l’ipocrisia che fa da velo al balletto del potere, il vescovo cita un documento che, al momento della sua pubblicazione, ha fatto molto discutere. “Impoveriti”, infatti, si chiama il primo rapporto su povertà ed esclusione sociale della Caritas (2011), per dare il senso di una questione drammaticamente in evoluzione, fino a toccare segmenti di città che si ritenevano, solo pochi anni orsono, al riparo dalla necessità di ricorrere alle mense o ai pacchi alimentari.

“La povertà è dentro le nostre comunità – ha scandito D’Ambrosio -. E’ sofferenza reale, è mancanza di pane quotidiano per molti di noi. Ci è vietata ogni sorta di spreco. Questo chiama in causa soprattutto  quanti hanno il dovere di provvedere ai bisogni emergenti con oculate politiche atte a tagliare sprechi e privilegi, a programmare e promuovere scelte per la sussistenza, a perseguire i furbi che evadono aggravando il peso delle tasse sugli onesti che devono assistere inermi all’impoverimento delle loro solo sufficienti risorse, per riempire i buchi che i non onesti creano evadendo”.

Sobrietà e solidarietà, dunque, gli antidoti che la guida spirituale di Lecce ha invocato in un discorso essenziale, nello stile di un uomo che si è sempre dedicato all’attività pastorale – tra le gente, insomma – senza mai ricoprire incarichi di altro tipo:  “E’ un quadro che ci preoccupa e ci richiama a responsabilità nuove: non  possiamo sciupare, sperperare, e trovare facili garanzie, almeno chi ha ben più che sufficienti sicurezze economiche,  gonfiando con voci nuove bilanci, stipendi, gettoni, privilegi”.

Lo sguardo dell’arcivescovo si è spinto poi oltre i confini provinciali al momento di parlare della scottante questione dell’Ilva: “Come non far avvertire in questo momento la nostra solidarietà alla città di Taranto perché sia garantito il diritto al lavoro e all’occupazione per migliaia di operai  senza che venga disatteso il primato, la tutela e la difesa della salute”?

processione-3D’Ambrosio non ha esitato un attimo nell’affrontare di petto una vicenda che chiama direttamente in causa le responsabilità del sistema bancario. “Come non dire una parola che si fa vicinanza, attenzione e preoccupazione per i 108 operai e i 16 precari della Omfesa di Trepuzzi che non ricevono lo stipendio da quattro mesi in una situazione al limite del paradosso e dell’assurdo?  A fronte di milioni di commesse aggiudicate manca la necessaria liquidità per avviare le lavorazioni. Possibile che non si trovino istituti bancari che vivono di noi e delle nostre rimesse, disposte a far credito a un’azienda in buona salute”?

Infine, come sua consuetudine, il vescovo di Lecce non ha voluto far mancare la sua vicinanza a chi, anche volendo, non può partecipare alle celebrazioni dei santi patroni, i detenuti di Borgo San Nicola: “Cari amici al di là delle sbarre: in questo giorno di festa siete con noi, nei nostri pensieri, nelle nostre preghiere, nel mio affetto. Ne siete tanti, troppi per la struttura che vi ospita: 1311.  Un giornalista  ha scritto: “stipati come sardine, sovraffollamento al cento per cento. Il direttore della struttura che con il personale tutto e gli agenti di polizia penitenziaria è fortemente impegnato nella umanizzazione della struttura, a tutti loro la nostra gratitudine, ha affermato che il sovraffollamento cronico nega ogni senso di umanità”.

“Ma è pur vero – ha proseguito D’Ambrosio -, parlo per la conoscenza acquisita nelle mie frequenti visite, che c’è tanta, molta umanità, dolorante e consapevole del giusto prezzo da pagare per errori e violazioni commesse, decisa nella stragrande maggioranza dei casi a venirne fuori e a redimersi. Mi piace riportare a voi quanto un detenuto mi ha consegnato recentemente in un giorno significativo e inedito nella loro vita da reclusi: Oggi è un giorno importante….. ma noi abbiamo deciso che domani sarà ancora più importante perché saremo chiamati a dare prova di essere cristiani, di aver capito veramente il dono ricevuto, di ringraziare con i fatti chi ha creduto in noi: è lì che ci scontreremo  contro i pregiudizi  e gli ottusi, contro gente  che vorrà inchiodarci per sempre al rango di parassitari. Ma noi diremo loro che non siamo parassiti, noi siamo uomini con dentro il graffio del Signore”.

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