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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Monteroni di Lecce

Usura, nuovi guai per Giancane. Vittima legge i giornali e si fa avanti

Un imprenditore, che avrebbe subito l'imposizione di tassi del 120 per cento, s'è fatto avanti dopo aver appreso del secondo arresto del 62enne monteronese. Ancora fitta la cortina di omertà, ma nel muro si formano nuove crepe

LECCE – S’infittisce la vicenda giudiziaria che vede al centro l’imprenditore edile Domenico Giancane, 62enne, di Monteroni di Lecce. Una nuova denuncia da parte di una presunta vittima di usura, l’ennesima, ha fatto scattare per la terza volta le manette ai suoi polsi. In senso figurato, perché Giancane è già recluso nel carcere di Borgo San Nicola fin dal 24 ottobre dello scorso anno.

I carabinieri della compagnia di Lecce, proprio questa mattina, hanno notificato a Giancane il nuovo ordine di custodia cautelare. Anche questo provvedimento, emesso dal gip Ines Casciaro, su richiesta del pm della Dda Alesso Coccioli, formula accuse di usura pluriaggravata continuata ed esercizio abusivo di attività finanziaria. Un nuovo fascicolo che va ad infoltire la già complessa indagine avviata da tempo dai militari leccesi.

In particolare, gli inquirenti contestano a Giancane un’intensa attività usuraria ai danni di un altro imprenditore edile monteronese. L’aspetto peculiare è che questi ha formalizzato una dettagliata denuncia dopo che ha iniziato a diradarsi la cortina di silenzio. L’imprenditore ha spiegato, testualmente, agli investigatori: “Solo dopo avere letto del suo secondo arresto ho preso coraggio”. Dunque, il coraggio è arrivato dopo aver saputo dai giornali, che si sono occupati abbondantemente della notizia, dell'inchiesta in corso e a buon punto. Per i carabinieri, non è dettaglio da poco, perché evidenzierebbe l’esistenza di clima di omertà, uno spesso muro nel quale, ora, si stanno formando, lentamente, alcune crepe.

GIANCANE DOMENICO-5La presunta vittima, in questo caso, ha verbalizzato due “operazioni” usurarie, avviate nell’ambito del rapporto di collaborazione tra la sua azienda e quella di Giancane, con tassi d’interesse che avrebbero toccato il 120 per cento annuo. Il debito sarebbe maturato inizialmente nel contesto dell’attività professionale dell’imprenditore che, in un momento di difficoltà, avrebbe ceduto alle proposte dell’indagato, il quale si sarebbe detto pronto a ripianare “amichevolmente”, di fatto sostituendosi alle banche. Valore approssimativo, circa 150mila euro, pagati dalla vittima che, allo stato attuale, non vanterebbe alcun debito con l’usuraio. Altro dettaglio che avrebbe dato sostanza al già grave inquadramento probatorio.

Poche ore dopo il primo arresto, sotto la statua di Sant’Antonio, a Monteroni era comparsa una scritta di una mano anonima. Si leggeva: “Per grazia ricevuta ringrazio tutti per l’arresto dell’usuraio Giancane”. E chissà che anche altri non si facciano avanti, nelle prossime settimane. 

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