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Cronaca

Morì a 17 anni dopo la caduta dal lucernario, assolta la dirigente scolastica

Nessun colpevole per la morte dello studente di 17 anni Andrea De Gabriele, avvenuta nella succursale del De Giorgi, in via Pozzuolo a Lecce, l’8 gennaio del 2014. Ribaltata in appello la sentenza per la preside

LECCE - Era stata condannata a otto mesi di reclusione col beneficio della pena sospesa per la morte dello studente di 17 anni Andrea De Gabriele, avvenuta dopo essere precipitato nel lucernario della scuola, nel tentativo di recuperare un giubbotto.

Ma il verdetto nei riguardi Giovanna Caretto, 59 anni, di Surbo, dirigente della succursale del Liceo scientifico De Giorgi di Lecce, in via Pozzuolo dove, l’8 gennaio del 2014, si verificò il drammatico incidente, è stato ribaltato in appello.

La sentenza, in linea alla richiesta invocata dal sostituto procuratore generale Salvatore Cosentino, è stata di assoluzione “perché il fatto non sussiste” e ha così cancellato quella emessa il 25 settembre del 2019 col rito abbreviato dal giudice Carlo Cazzella con la quale era stato disposto anche un immediato risarcimento del danno (il resto da quantificarsi e liquidarsi in sede civile) per complessivi 11.500 euro ai familiari del ragazzo (parte civile con gli avvocati Francesca Conte, Simone Potente, Luigi Corvaglia e Antonio De Mauro).

In tutti questi anni la dirigente ha sempre sostenuto che fossero state rispettate tutte le norme di sicurezza nell’edificio e lo ha ribadito anche nel “secondo” processo in cui era difesa dall’avvocato Vittorio Manes.

Si chiude così, senza alcun colpevole, l’inchiesta segnata da due istanze di archiviazione e che poi subì un’accelerata in seguito alla decisione (il 21 maggio 2015) del giudice per le indagini preliminari (gip) Vincenzo Brancato di accogliere l’opposizione dei familiari alla chiusura del fascicolo e di disporre nuove indagini.

Sott’accusa, oltre a Caretto finì anche il professore di educazione fisica Giuseppe Casilli, 66, di Cavallino, assolto anche lui con formula piena lo scorso 29 gennaio, già in primo grado, dal giudice Pietro Baffa.

Il docente, assistito dall’avvocato difensore Luigi Covella, sostenne che, nonostante tutte le accortezze del caso, non poté evitare in alcun modo il gesto dello studente, tanto fu repentino e imprevedibile.

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