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Cronaca Nardò

Morì a 47 anni mentre raccoglieva pomodori, inflitti 29 anni di reclusione

La Corte d’Assise di Lecce ha riconosciuto le responsabilità dei due imputati nel decesso di un bracciante avvenuto il 20 luglio del 2015, mentre raccoglieva pomodori sotto il sole cocente in località Pittuini, a Nardò

NARDO'  - Verdetto esemplare quello emesso oggi dalla Corte d’Assise di Lecce sulla morte avvenuta il 20 luglio del 2015 del 47enne Abdullah Mohammed, mentre raccoglieva pomodori sotto il sole cocente in località Pittuini, a Nardò.

Il collegio, composto dal presidente Pietro Baffa, dalla collega Maria Francesca Mariano e dai giudici popolari, ha inflitto 14 anni e mezzo a ciascuno dei due imputati: Giuseppe Mariano detto “Pippi”, 83 anni, originario di Scorrano, residente a Porto Cesareo, ritenuto a capo dell’azienda agricola per la quale lavorava il malcapitato; e Mohamed Elsalih, 42enne originario del Sudan, considerato l’intermediario, colui il quale avrebbe reclutato gli immigrati e si sarebbe occupato del loro trasporto nelle campagne.

Entrambi rispondevano di riduzione in schiavitù e omicidio colposo in concorso, poiché secondo le indagini condotte dalla sostituta procuratrice Paola Guglielmi, il decesso poteva essere evitato perché l’uomo soffriva di una grave forma di polmonite che avrebbe potuto e dovuto essere riscontrata. Invece, la malattia, a causa delle temperature elevate e dello sforzo fisico, avrebbe preso il sopravvento tanto da togliergli la vita, stando agli accertamenti svolti in seguito dal medico legale Alberto Tortorella.

Per queste ragioni, la pubblica accusa, rappresentata dalla pm Francesca Miglietta, nella precedente udienza, al termine della requisitoria aveva invocato 11 anni e mezzo a testa. Ma, come anticipato, la Corte col suo verdetto si è spinta oltre.

A nulla sono valse dunque le argomentazioni sostenute, oggi nell’aula bunker del carcere di Lecce, dalle rispettive difese: quelle dell’avvocato Antonio Romano, per Mariano, che ha affrontato questioni soprattutto di natura tecnica, e dell’avvocato Giuseppe Sessa (in sostituzione della collega Ivana Quarta), per Elsalih, che in una lunga arringa aveva cercato di dimostrare la mancanza di prove rispetto al ruolo di caporale attribuito al suo assistito.

La morte di Abdullah Mohammed che non aveva un contratto e non fu mai sottoposto a una visita medica, puntò i riflettori sulla vita nei campi, su tanti lavoratori stranieri sfruttati, costretti a lavorare anche 10-12 ore al giorno, anche in condizioni atmosferiche e climatiche usuranti,  per massimo 50 euro, spesso in nero, senza pause, senza riposo settimanale.

La sentenza ha imposto un immediato risarcimento del danno alla moglie della vittima (assistita dall’avvocata Cinzia Vaglio) per 50mila euro e il resto, da liquidarsi in separata sede, anche alle altre parti civili (Flai-Cgil Brindisi e Cgil Lecce, Mutti spa, Conserve Italia spa, e Cidu).

I giudici hanno inoltre rinviato gli atti in Procura in merito alle dichiarazioni ritenute false di alcuni lavoratori ascoltati come testimoni nel processo.

Le motivazioni saranno depositate entro sessanta giorni.

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