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Cronaca Tricase

Morì cadendo dal capannone, rinviato a giudizio Adelchi Sergio per omicidio colposo

Si aprirà il prossimo 4 giugno il processo nei confronti del patron dell'omonimo gruppo di Tricase che opera nel settore calzaturiero per la morte dell'ingegnere milanese Lisa Picozzi. Era giunta nel Salento per un sopralluogo

LECCE – Si aprirà il prossimo 4 giugno il processo nei confronti dell’imprenditore Adelchi Sergio, patron dell’omonimo gruppo di Tricase che opera nel settore calzaturiero. L'imputato è stato rinviato a giudizio dal gup Carlo Cazzella al termine del 'udienza preliminare. Era stato il gip Ines Casciaro a disporre l'imputazione coatta nei confronti dell'imprenditore per omicidio colposo.

Al centro della vicenda, la morte di Lisa Picozzi, ingegnere milanese di 31 anni, avvenuta il 29 settembre del 2010. La donna precipitò dal solaio di un capannone industriale di proprietà dell’ex Selcom, società del gruppo Adelchi, situato nella zona industriale di Tricase, sulla via provinciale per Montesano Salentino.

Era stata la famiglia dell’ingegnere milanese, che si è costituita parte civile, a presentare in Procura unaOmic denuncia nei confronti di Adelchi Sergio, di fatto aprendo un nuovo fronte d’indagine. Per quel tragico episodio, sono già stati rinviati a giudizio, dinanzi al giudice monocratico di Tricase, l'ingegnere Davide Scarantino, amministratore delegato della Sun System, l'azienda milanese specializzata nella realizzazione di impianti fotovoltaici per cui Lisa Picozzi lavorava, e Luca Sergio, 42 anni (figlio di Adelchi Sergio), legale rappresentante della Selcom.

Lisa Picozzi era giunta nel Salento per svolgere dei sopralluoghi sui tetti di alcuni capannoni, in rappresentanza della ditta lombarda. Dopo essere salita sul solaio per mezzo di una scala, mentre stava effettuando alcuni rilievi, all’improvviso precipitò al suolo da un'altezza di sette metri. Il rivestimento in eternit presente sul solaio aveva coperto anche il lucernario in plexiglass (capace di reggere un peso di soli 20 chilogrammi per metro quadro), trasformandolo, come ha scritto il gup, “in un'insidia e una trappola”. Circostanza, questa, evidenziata sia nell'informativa dei carabinieri di Tricase, sia nella relazione dei tecnici dello Spesal.

Gli agenti del Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro hanno rilevato le responsabilità della Sun System, che avrebbe dovuto svolgere, a loro dire, rilievi e accertamenti fotografici e stabilire in anticipo la pericolosità del solaio del capannone, di cui era comunque responsabile anche la proprietà.

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