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Cronaca

Morì per una caduta dal letto senza sponde, diciassette indagati

Walter Paladini di Surbo spirò a 67 anni nel 2014. Malato psichiatrico, era ricoverato presso il Craps di Strudà. Fu portato a Galatina, dove però non c'è Neurochirurgia e poi al "Fazzi". L'intervento fu inutile

LECCE – Sono diciassette gli indagati, fra sanitari e operatori di varie strutture, per la morte di Walter Paladini, originario di Surbo. L’uomo, secondo quanto denunciato a suo tempo dai due fratelli, spirò a 67 anni in seguito alle ferite riportate alla testa dopo una caduta dal letto nel centro di riabilitazione nella quale era ospite. La morte non avvenne subito, ma dopo il trasferimento dall’ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina al “Vito Fazzi” di Lecce. Purtroppo ci fu poco da fare e, in capo a pochi giorni, spirò: era il 5 novembre del 2014.

Lunedì, su caso, è stata fissata l'udienza per gli accertamenti irripetibili davanti al pubblico ministero Paola Guglielmi. In quella sede, sarà conferito l’incarico al medico legale Roberto Vaglio e allo specialista in psichiatria Domenico Suma. Anche i parenti, rappresentati dall’avvocato Monica Vinci, saranno assistiti da un consulente medico di parte: è stato già individuato nello specialista Saverio Caruso di Torino.

Paladini, perito elettrotecnico, iniziò a manifestare disturbi sin da quando aveva solo 24 anni. Sindrome schizofrenica, demenza avanzata, Alzheimer e disorientamento spazio-temporale erano problematiche che ne facevano un paziente particolarmente bisognoso di sorveglianza. Dopo numerosi i ricoveri, fra centri privati e strutture pubbliche, nel luglio 2012 trovò definitiva collocazione nella Crap di Strudà (frazione di Vernole), ovvero una delle Comunità riabilitative assistenziali psichiatriche del Dipartimento di salute mentale, dopo un primo passaggio nel nord Salento, dove però i fratelli ravvisarono nel 2006 vari problemi: in almeno due occasioni, infatti, l’uomo fu ritrovato a vagare dai carabinieri a Tuturano e a Cellino San Marco.

In un corposo esposto presentato dopo la morte alla Procura leccese, i fratelli hanno però sottolineato come nemmeno il trasferimento nella struttura di Strudà avrebbe sortito miglioramenti, manifestando perplessità perché, a loro dire, la vigilanza non sarebbe stata adeguata. Ovvero, l’ambiente nel quale era ospitato non sarebbe stato compatibile per la natura della sua malattia, specie il disorientamento.

Ravvisarono, dunque, la necessità, proprio per motivi di sicurezza, di un ulteriore trasferimento presso una “casa della vita”, cosa mai avvenuta nonostante anche il parere del direttore dell’Uoc di Calimera, con richiesta di amministrazione di sostegno risalente al 4 settembre del 2014.

In attesa dell'agognato spostamento, i fratelli a quanto pare avrebbero anche chiesto al personale della Crap che almeno il letto sul quale Walter Paladini dormiva fosse dotato di sponde per evitare cadute. Ma le sponde di contenimento non furono mai installate e nella notte fra il 23 e il 24 ottobre di due anni or sono avvenne l’episodio che avrebbe presto condotto il malcapitato alla morte: cadde urtando la testa sul pavimento.

L'uomo fu ritrovato al mattino con un trauma cranico e trasportato in ambulanza dal 118 presso il pronto soccorso di Galatina. Qui, stando sempre a quanto denunciato, arrivò con un codice verde, per poi esser dimesso con un rosso. Dalla Tac, infatti, si evinse la gravità del quadro, che contemplava, fra l’altro, una serie di ematomi. Ma a Galatina era impossibile operarlo d’urgenza, non essendo l’ospedale dotato di reparto di Neurochirurgia, così fu condotto al “Fazzi”. Fu effettuato l’intervento di craniotomia per evacuare l’ematoma con drenaggio e aspirazione, ma alle 11 del 5 novembre fu dichiarata la morte.

I fratelli, dunque, tramite il loro legale, hanno chiesto alla Procura di far luce su una serie di circostanze, per capire se vi sia stata realmente vigilanza non adeguata nel Crap e perché non siano stata inserite le sponde al letto, ravvisando che vi possa essere stato ritardo anche nella scoperta della caduta.

Ancora, intendono sapere perché Walter Paladini non sia stato trasferito in una sede ritenuta più opportuna, nonostante varie sollecitazioni, ma anche il motivo del ricovero a Galatina e non subito a Lecce, ospedale quest’ultimo dotato di Neurochirurgia, fatto che potrebbe aver comportato un ritardo nell’intervento di craniotomia temporo-parietale sinistra per porre rimedio all’ematoma.

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