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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Detenuto morto in cella, aperta l’inchiesta per omicidio colposo: quattro indagati

Si terrà venerdì l’autopsia sul corpo di un 42enne di Taranto spirato qualche giorno fa nel carcere di “Borgo San Nicola”, a Lecce

LECCE -  Sarà un’inchiesta della magistratura a fare chiarezza sulla morte di Francesco Novellino, 42enne di Taranto, avvenuta qualche giorno fa nel carcere di “Borgo San Nicola” a Lecce, dove era detenuto.

Informazioni utili a chiarire la causa del decesso arriveranno dagli accertamenti medico legali che inizieranno venerdì con l’autopsia. L’esame sarà svolto dal medico Alberto Tortorella, su incarico della sostituta procuratrice Francesca Miglietta, titolare del fascicolo in cui sono state iscritte, come atto dovuto, tre infermiere e un medico di turno al momento dei fatti. Si ipotizza il reato di omicidio colposo.

Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia dei familiari del defunto, che chiedono di verificare se ci siano state negligenze o ritardi nei soccorsi da parte del personale sanitario e se quindi la morte poteva essere evitata.

Sulla vicenda è intervenuta la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Lecce Maria Mancarella: “Per quanto riguarda i possibili ritardi nei soccorsi al detenuto colto da malore in cella durante la notte, sarà l’inchiesta interna e la visione dei filmati delle telecamere a stabilire eventuali responsabilità. Sarà compito della magistratura disporre l’autopsia che ci darà sicuramente risposte più precise. Al momento possiamo solo esprimere le nostre condoglianze ed essere vicini ai familiari del detenuto, ribadendo ancora una volta la necessità e l’urgenza di intervenire sul sistema sanitario interno all’istituto penitenziario che, per la grande varietà e rilevanza dei problemi delle tante persone che ospita, non è in grado di far fronte non solo agli interventi d’urgenza ma spesso anche a quelli di normale routine”.

Stando a quanto è stato segnalato da alcuni detenuti all’Associazione Antigone i soccorsi del 42enne non sarebbero stati tempestivi. A riferirlo è la presidente della sede regionale pugliese, l’avvocata Maria Pia Scarciglia: “Dalla segnalazione che abbiamo ricevuto il compagno di cella si è messo a gridare per richiamare l’attenzione del personale e degli altri detenuti, senza che tuttavia ci sia stato un intervento immediato. Solo dopo circa un'ora sarebbe giunto il controllo e dopo altri trenta minuti la dottoressa. Informazioni che dovrà vagliare l'autorità giudiziaria con appositi accertamenti, a seguito dei quali anche noi decideremo come comportarci”.

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