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Cronaca

Lutto nella magistratura salentina, addio ad Alessandro Stasi

Si è spento questa mattina l'ex procuratore della Repubblica di Lecce, che da anni aveva ormai abbandonato la toga. Ha vissuto gli anni più caldi della lotta alla criminalità, lavorando in collaborazione con i colleghi Motta e Mandoi nelle indagini che hanno portato ai maxi processi sulla Scu

LECCE – E’ un giorno di lutto e di cordoglio per la magistratura salentina e il mondo civile. Si è spento questa mattina, nella sua casa di Castromediano, Alessandro Stasi, una vita trascorsa da magistrato, prima come procuratore della Repubblica e poi come procuratore generale di Lecce. Da alcuni anni aveva abbandonato la toga, ma la sua autorevolezza, la sua fama di uomo integerrimo e il lavoro svolto in tanti anni di carriera con passione, competenza, autorità e grande umanità sono rimasti un monito per tutti coloro che ogni giorno varcano il portone d’ingresso del palazzo di giustizia.

Nelle vesti di procuratore (anche della Direzione distrettuale antimafia) aveva vissuto gli anni più caldi della lotta alla criminalità nel capoluogo salentino, coordinando con i colleghi Cataldo Motta e Francesco Mandoi le indagini che avevano portato ai maxi processi sulla Sacra corona unita. Anni vissuti in prima in linea, anche nella stagione delle bombe e degli attentati che tra il finire del 1991 e l’inizio del 1992 portarono l’attenzione della nazione su Lecce e la sua quarta mafia. Il 21 novembre del 1991 fu tra i primi a raggiungere il palazzo di giustizia, dopo che un ordigno aveva sventrato l’ala nord. Esecutori e mandanti di quell’attentato, e di quelli compiuti sempre ai danni del Tribunale e la notte dell'Epifania del 1992 sui binari della stazione di Surbo poco prima che passasse il rapido per Zurigo, furono arrestati (a un anno esatto di distanza) e poi condannati.

Negli anni novanta, quelli del contrabbando e delle guerre di mala, coordinò i magistrati che indagarono sulla cosiddetta tangentopoli salentina, prima di passare alla procura generale. In questa veste sostenne l’accusa nel processo d’Appello per l’omicidio dell’assessore di Nardò Renata Fonte. Per molti degli attuali magistrati leccesi è stato un maestro e un esempio. Celebre il discorso con cui inaugurò l’anno giudiziario nel 2002 (uno degli ultimi della sua carriera): “Queste toghe, che io preferisco chiamare vermiglie, sono rosse per il sangue che 24 magistrati hanno versato nell’adempimento del dovere”, ricordando il sacrificio dei magistrati caduti.

“La notizia della morte di Alessandro Stasi mi ha addolorato molto. Come sindaco di questa città ho avuto modo di apprezzare le sue qualità professionali e umane. Un giudice competente e arguto, capace di lavorare in silenzio, lontano dai riflettori mediatici. Un vero gentiluomo”. Queste le parole di Paolo Perrone, il quale ha poi aggiunto: “Mi unisco al dolore di amici e familiari e porgo le più sentite condoglianze a nome mio e dell'intera comunità leccese”.

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