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Inchiesta Re Artù

Ripascimento Atlantis, pm rilancia: “Sinergia illecita per favorire gli interessi privati di Ruggeri”

È quanto ipotizza il pubblico ministero Prontera che ha presentato appello contro il proscioglimento dell’ex assessore regionale, di Cariddi, Pendinelli e Maggiulli sulla vicenda dell’autorizzazione relativo al lido otrantino

LECCE – Una “sinergia illecita posta in essere dagli imputati” in concorso e “in funzione degli interessi speculativi di Ruggeri” in una condizioni di “conflitto d’interesse” dello stesso ex assessore regionale: è l’approdo a cui arriva il pubblico ministero della Procura di Lecce, Alessandro Prontera, per appellare la decisione assunta dal giudice dell’udienza preliminare, Sergio Tosi, lo scorso 1° marzo, in cui aveva disposto il “non luogo a procedere” oltre che per il senatore, al centro dell’inchiesta su favori e sanità denominata “Re Artù”, nei confronti dell’ex sindaco di Otranto 56enne, Pierpaolo Cariddi (difeso dagli avvocati Gianluca D’Oria e Mauro Finocchito), dell’ingegnere 56enne ed ex dirigente dell’ufficio tecnico del comune idruntino, Emanuele Maggiulli (rappresentato dall’avvocato Antonio Quinto) e del 57enne primo cittadino di Scorrano, Mario Pendinelli (difeso dai legali Corrado Sammarruco e Antonio Costantino Mariano).

La decisione riguarda un procedimento secondario all’interno dell’inchiesta e che riguarda la presunta forzatura nell’autorizzazione per il ripascimento del lido di proprietà dell’ex senatore 72enne (ritenuto l’effetto titolare della struttura, anche se non ricopre dal 2012 la carica di amministratore unico). Nel caso, s’ipotizzano da parte dell’accusa i reati di abuso d’ufficio e falso per il “confezionamento” ad hoc in favore dello stesso Ruggeri di un atto che sarebbe in violazione delle linee guide regionali per il ripristino dell’arenile nello stabilimento di Porto Craulo.

Il giudice Tosi aveva ritenuto le tesi delle difese degli imputati in questa vicenda meritevoli di accoglimento, sulla base di valutazioni di contesto e di sostanza: a partire dalla situazione emergenziale, quella della pandemia covid, in cui si erano consumati gli episodi contestati e che, di fatto, aveva bloccato il sistema amministrativo a più livelli; inoltre, nell’interlocuzione dei protagonisti si era rilevato un concreto approfondimento delle normative, fino ad allora sconosciute, e un logico scambio di pareri tra istituzioni sulle modalità di applicazione delle stesse.

Salvatore Ruggeri-4

Le valutazioni del gup, invece, sarebbero censurabili per l’accusa sia “nelle ricostruzioni di fatto che nelle ricadute di diritto”. In particolare, il pm Prontera contesta “un’omessa ponderazione delle circostanze diversamente offerte dalle indagini” relativamente al contesto in cui maturava la vicenda, una lettura che “induce – sempre a suo dire - a una confusione tra la tematica del ripristino arenile, legata a precise condizioni fenomeniche e normative, e l’ordinanza del presidente della Regione Puglia”, quella del 15 aprile 2020 (la numero 207) che riguardava il mero accesso agli stabilimenti balneari per avviare le operazioni di manutenzione degli stessi.

Né si può condividere, a suo giudizio, l’assunto secondo cui la normativa di emergenza durante la fase pandemica aveva disposto la sospensione di tutti i termini, determinando il diritto degli interessati di presentare istanze in regime ordinario sino al 1° agosto, in quanto “la questione del ripristino arenili resta strettamente legata a fenomeni metereologici naturalistici, ordinari o straordinari”. Non emergerebbe, inoltre, alcuna paralisi amministrativa da covid, visto che da marzo a maggio sono 369 i provvedimenti comunali emessi a Otranto.

Nello specifico, Prontera ricorda che Ruggeri abbia presentato istanza di ripascimento solo il 24 aprile senza riferimento ad alcuna sospensione dovuta al covid e che solo il suggerimento del comandante della Capitaneria di Gallipoli, Ernesto Macrì, definito dal pm “contiguo a Ruggeri”, di ricorrere allo stratagemma di appellarsi all’emergenza Covid, abbia offerto il pretesto per superare il blocco della pratica e che lo stesso ottenuto con un sistema di pressioni che nulla avrebbe a che fare con l’applicabilità della normativa sugli arenili.

Prontera va giù duro quando scrive che le intercettazioni “disvelerebbero la cifra della sua strategia imprenditoriale (riferito a Ruggeri, ndr), anche nel settore turistico balneare in cui opera con la società Atlantis ennesima dimostrazione della sistematica pratica dell’illecito quale metodo di gestione dei propri affari”. Da qui, la sinergia dei protagonisti e imputati in concorso per ottenere un’autorizzazione in funzione degli interessi speculativi dell’imprenditore e politico locale, sarebbe per l’accusa la ragione per cui non reggerebbe il provvedimento emesso dal gup.

Di tutt’altro avviso le difese degli imputati, che ritengono motivato quanto disposto dal giudice Tosi. Toccherà alla Corte di Appello valutare se le nuove obiezioni meriteranno accoglimento o se quanto stabilito nella precedente sentenza vada confermato.

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