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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Condanna a Semeraro: nelle carte del giudice pesanti ombre sull’amministrazione

Depositate le motivazioni che hanno portato alla condanna dell'ex proprietario del deposito di carburanti Apisem e al rinvio degli atti in Procura per eventuali addebiti a sindaco, dirigente del settore Ambiente e funzionari della Regione Puglia

LECCE – Non esulta dopo aver letto le oltre 120 pagine delle motivazioni della sentenza, anche perché, da consigliere comunale, Carlo Salvemini è interessato più alla gestione della cosa pubblica che alle conseguenze sul piano giuridico: “Non possiamo sapere se queste omissioni dei poteri di impulso, vigilanza e controllo da parte del sindaco del dirigente siano penalmente perseguibili. Non ce lo auguriamo, naturalmente. Tuttavia, al netto delle conclusioni cui giungeranno alla Procura della Repubblica, esse comunque restano una gravissima responsabilità politica. Che ha danneggiato la salute pubblica in un’area nel cuore di Lecce. E di questo oggi il sindaco dovrebbe scusarsi davanti alla città”.

Il riferimento è al verdetto di primo grado nel processo “Studium 2000” che ha riconosciuto Giovanni Semeraro, già proprietario dell’ex deposito Apisem, colpevole di avvelenamento colposo della falda acquifera sottostante il cantiere dell’Università del Salento e inadeguata attività di messa in sicurezza e caratterizzazione dei luoghi contaminati. Una storia lunga, emersa nella sua gravità e complessità per la tenacia di un privato cittadino, Sergio Fiorentino, la cui proprietà confina con l’ex struttura di stoccaggio, ma anche con i terreni dell’ateneo e con il parco di Belloluogo, primo vero polmone verde della città dopo la Villa comunale. Tutte aree interessate o potenzialmente raggiungibili dal movimento di una falda, intermedia e di superficie, dove è accertato l’inquinamento. La battaglia della famiglia Fiorentino è passata sostanzialmente sottotraccia fino a quando è stata rilanciata nel dibattito cittadino dalle continue prese di posizione di Salvemini e di Lecce Bene Comune, che, per contro, sono stati tacciati di propaganda elettoralistica e di procurato allarme da esponenti dell’amministrazione comunale.

Una storia nella quale – lo dicono le motivazioni vergate dal giudice Silvia Minerva – emergerebbe un comportamento opaco delle amministrazioni pubbliche ed in particolare del Comune di Lecce, tanto che gli atti del procedimento sono stati rispediti alla procura per stabilire se ricorrano gli estremi dei reati di omissione di atti di ufficio e di concorso nel reato di avvelenamento colposo di acque in forma omissiva. Alcuni passaggi suonano come molto pesanti.

A pag 121 e 122 si legge: “Sono emersi indizi a carico del sindaco per le omissioni inerenti le attribuzioni in materia di tutela della salute e incolumità pubblica, atteso che solo il 2.5.12, il sindaco del Comune di Lecce ha ordinato il divieto, per un periodo di 60 giorni e sino alla definitiva caratterizzazione della acque, di utilizzo dell’acqua prelevata ad uso potabile, domestico ed irriguo dai pozzi di emungimento insistenti nell’area di proprietà dei signori Fiorentino nonostante che già in data 18.01.08 al sindaco fosse stata trasmessa dal presidente del tribunale la relazione dei consulenti tecnici Favale e Orlanducci che già evidenziava la diffusa e grave contaminazione della falda acquifera in proprietà Semeraro e Fiorentino e la presenza di pozzi di emungimento acque in entrambe le proprietà, e nonostante le note (in particolare quella del 29 giugno 2011) con le quali la Asl chiedeva di disporre il divieto per qualsiasi uso dell’area dell’acqua dei pozzi di emungimento esistenti nell’area direttamente interessata dall’inquinamento e nella aree limitrofe . Peraltro ad oggi il divieto è stato disposto solo con riferimento ai pozzi di emungimento siti in proprietà Fiorentino e non anche a quelli presenti nelle altre aree limitrofe, tra cui la stessa proprietà comunale, nella quale il Comune nel mese di aprile 2012 ha realizzato un parco pubblico nel quale sono presenti diversi pozzi di emungimento di acque”.

Poche righe dopo si parla anche del metil-t-buti-tere (Mtbe), un additivo della benzina che, secondo una parte della letteratura scientifica è potenzialmente cancerogeno: “Sempre il Comune, nella specie il dirigente del settore Ambiente, ha rilasciato, per contro, alla R&G Semararo l’autorizzazione all’immissione nella fognatura comunale bianca delle acque emunte nella proprietà Semeraro, dopo il trattamento, senza prescrivere l’esecuzione di analisi anche sul parametro del Mtbe e non ha revocato detta autorizzazione, dopo che è emerso che dette acque siano pericolose perché fortemente contaminate da Mtbe, pur dopo il trattamento”. Tocca ora alla Procura prendere atto delle parole del giudice e valutare se il ragionamento del giudice Minerva può avere un seguito giudiziario.

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