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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Consenso popolare e pax mafiosa, Motta: "E' la nuova Scu"

Nella consueta relazione annuale sull'amministrazione della giustizia nel distretto salentino, il procuratore Motta analizza nuovi assetti e interessi della criminalità organizzata, pronta a sfruttare la perdurante crisi economica

 

LECCE – Come un’araba fenice, la Sacra corona unita rinasce dalle proprie ceneri e sembra non morire mai. Nella consueta relazione annuale sull’amministrazione della giustizia, il procuratore Cataldo Motta analizza così la criminalità organizzata nel distretto salentino. Seppur ridimensionati dall’azione di contrasto della magistratura e delle forze dell’ordine, i clan, attraverso le liberazioni anticipate e la forza derivante dal trarre a proprio favore la perdurante crisi economica, puntano a riprendere ed espandere il controllo del territorio. Cambiano, rispetto al passato, le strategie criminali: alla capacità intimidatoria si affianca la ricerca del consenso e dell’approvazione popolare. Sono gli stessi collaboratoti di giustizia a raccontare di come la gente tenda sempre più spesso a solidarizzare con le associazioni mafiose.

Sembra dunque essere iniziata una nuova stagione, “la stagione dei fuochi d’artificio” l’ha battezzata il procuratore Motta, per sottolineare come sempre più spesso si utilizzino i fuochi pirotecnici per festeggiare le scarcerazioni e esprimere solidarietà ai detenuti, quasi a voler emulare il modello campano-camorristico. Fondamentale, per raggiungere questo obiettivo di  consenso è la “pax mafiosa”, con i gruppi criminali che sembrano aver sotterrato, almeno per ora, l’ascia di guerra. Meno sangue per le strade, dunque, e profilo più basso, il tutto a favore di interessi economici e la crescita di reati come estorsione e usura (agevolati, come detto, dalla crisi economica). Sono ben 208 i reati consumati o tentati denunciati tra il primo luglio 2010 e il 30 giugno 2011.

Accanto ai cosiddetti reati economici continuano a fervere le attività criminali di tipo “classico”. Prima tra tutte il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’Albania che continua a essere il punto di partenza dei carichi di droga che, attraverso il Canale d’Otranto, raggiungono i porti e i litorali salentini, a bordo di gommoni (come negli anni Novanta) e di autoarticolati e traghetti di linea. A gestire gli affari dei clan, i cui capi storici sono quasi tutti associati alle patrie galere, è (spiega il procuratore Motta) la seconda generazione della Scu, “figli e nipoti di coloro che furono i primi a costituirla, divenuti interlocutori autorevoli e affidabili”. Alle condanne si è affiancato comunque uno strumento forse ancora più efficace: quello dei sequestri e delle confische patrimoniali, che hanno decapitato, molto spesso, il potere economico dei clan.

La nuova frontiera della criminalità organizzata è senza dubbio quella del favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e il traffico di esseri umani, con migliaia di migranti traghettati verso le nostre coste, e un giro d’affari da milioni di euro. Sono proprio i clandestini, inoltre, a fornire manovalanza facile ed economica nelle attività lecite e illecite, il tutto a favore a di investitori senza scrupoli, spesso collusi con i gruppi criminali.

Non è, però, solo la criminalità organizzata a occupare le scrivanie dei magistrati salentini. Molti i reati di violenza sessuale e pedofilia (ben 115), fenomeno spesso sommerso e di vitale importanza sociale. Cresciuti anche i procedimenti iscritti per reati in materia di edilizia e urbanistica, con un territorio sempre più violato e ferito da una cementificazione selvaggia e interessi economici.

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