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Cronaca Squinzano / Piazza Plebiscito

Muore a 42 anni dopo l'applicazione di un gesso, i famigliari chiedono giustizia

“Giustizia per Tiziana”. Una fiaccolata per ricordare Tiziana De Santis, la 42enne originaria di Squinzano deceduta il primo marzo e il cui corpo si trova da quaranta giorni nella camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi”, in attesa dell’autopsia

LECCE – “Giustizia per Tiziana”. Una fiaccolata per ricordare Tiziana De Santis, la 42enne originaria di Squinzano deceduta il primo marzo e il cui corpo si trova da quaranta giorni nella camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi”, in attesa dell’autopsia. I famigliari della donna scomparsa in circostanze sospette rompono il muro di silenzio e chiedono giustizia per la loro cara. Domani, alle ore 19.30 in piazza Plebiscito a Squinzano, è prevista una fiaccolata per sensibilizzare l’opinione pubblica su un presunto caso di malasanità.

La lunga attesa dei famigliari della donna, che da oltre un mese attendono di poter celebrare i funerali, non è ancora terminata. L’autopsia, infatti, è stata rinviata già due volte, a data da destinarsi, e con essa anche i funerali.

Ci sono volute oltre quatto settimane per di identificare il personale medico che ha curato la donna e che, come atto dovuto, va iscritto nel registro degli indagati prima di procedere a un “atto irripetibile” come l’autopsia. Dopo un mese un solo nome è stato iscritto nel registro degli indagati dal sostituto procuratore Maria Vallefuoco, si tratta di un medico in servizio presso l’ospedale di Copertino. L’ipotesi di reato è di omicidio colposo per “ipotizzate condotte colpose dovute a negligenza, imprudenza, imperizia, inosservanza di leggi regolamenti ordini e discipline, nella cura della paziente”. Al medico, però, dovrà aggiungersi un nuovo nome, uno dei sanitari che hanno visitato la donna alcuni giorni prima del decesso e apportate alcune modifiche al gesso applicate in precedenza. Bisognerà dunque attendere la nuova identificazione.

A dare avvio all’inchiesta l’esposto presentato dai famigliari della donna, assistiti dall’avvocato Paolo Spalluto. La donna aveva riportato una frattura composta alla gamba, che aveva richiesto l’applicazione di un gesso presso l’ospedale di Copertino. Dopo l’applicazione, la paziente era stata dimessa e aveva fatto ritorno a casa. Poi, improvvisamente, le condizioni della 42enne si sono aggravate. La donna ha accusato un malore, con vertigini e forti dolori alla testa, tanto da costringere i suoi parenti a chiamare con urgenza il 118. L’ambulanza ha raggiunto pochi minuti dopo l’abitazione della donna a Squinzano, ma la corsa si è rivelata inutile. I sanitari, dopo aver cercato di rianimare in ogni modo la 42enne e di raggiungere l’ospedale “Vito Fazzi”, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.

Una morte tanto improvvisa quanto inaspettata, che ha spinto i famigliari della vittima a recarsi presso la stazione dei carabinieri per sporgere denuncia, evidenziando possibili relazioni tra le conseguenze e la cura della frattura e la morte della loro cara. Più che all’applicazione del gesso la morte potrebbe essere legata, secondo il consulente di parte, a un’errata cura farmacologica necessaria a evitare la formazione di emboli. Nel registro degli indagati, comunque, non è stato iscritto il nome dei medici che hanno curata la donna successivamente all’applicazione del gesso.

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