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Venerdì, 29 Marzo 2024
Tragedia al Fazzi

Incinta di quattro mesi, costretta ad abortire muore a 24 anni dopo il ricovero

È il caso di una giovane guineana, trasferita nel reparto di ginecologia del “Fazzi” per una gravidanza problematica: la donna non è più uscita viva dall’ospedale. Il marito ha presentato un esposto per fare chiarezza sulle cause del decesso

LECCE – Una gravidanza problematica, il trasferimento in ospedale, la perdita della figlia che portava in grembo fino alla propria morte: protagonista di questa tragedia, accaduta lo scorso 14 giugno, una giovane mamma di origine guinena, una 24enne, residente a Monteroni di Lecce, deceduta in circostanze da chiarire al “Fazzi” di Lecce. Il marito della donna, disperato, ha presentato un esposto all’autorità giudiziaria per far luce sull’accaduto e capire le ragioni che hanno portato a questa drammatica evoluzione.

I fatti. Dopo numerose richieste di intervento per alcuni malesseri, dovuti a una gravidanza complicata, la donna, Aissatou Bah, coniugata con un connazionale 28enne, (entrambi con regolare permesso di soggiorno), al quarto mese di attesa, è stata ricoverata nel nosocomio leccese, al reparto di ginecologia per monitorare la situazione.

In particolare, come raccontato dal marito, nella denuncia querela presentata formalmente lo stesso giorno del decesso della donna presso gli uffici della squadra mobile di Lecce, la 24enne accusava nausea, vomito e inappetenza, tanto da aver richiesto in tre occasioni l’intervento del 118: i sanitari, intervenuti presso il domicilio della coppia, l’avevano sottoposta ad accertamenti di routine, rassicurandola sul fatto che si trattasse di classici malesseri collegati allo stato interessante. Solo dopo l’ennesima chiamata al 118, il 25 maggio, la donna veniva trasportata al “Fazzi”.

Dal momento del ricovero, però, le condizioni della donna, stando al racconto del marito contenuto nella denuncia, le condizioni sarebbero progressivamente peggiorate: il 10 giugno, i medici hanno deciso di farla abortire, valutando che la portare avanti la gravidanza avrebbe messo a repentaglio la vita della donna. Ma anche dopo l’aborto, la situazione non è migliorata: il 28enne ha raccontato di non aver potuto parlare con la consorte e di aver interloquito solo con i sanitari che gli hanno ripetuto in più occasioni come il quadro clinico della donna stesse precipitando.

Alle 11.52 del 14 giugno il tragico epilogo: sull’utenza cellulare del coniuge è arrivata la telefonata dal reparto di ginecologia che gli comunicava il decesso di Aissatou. L’uomo si è subito precipitato in ospedale, accompagnato da un collega di lavoro, chiedendo spiegazioni ai medici, ma gli stessi sanitari non sarebbero stati in grado di dargli le risposte sulle cause della morte, tanto da chiedergli l’autorizzazione per procedere con un riscontro diagnostico, cioè l’autopsia interna.

L’uomo ha pertanto deciso di presentare un esposto all’autorità giudiziaria, confidando che la magistratura apra un fascicolo per fornirgli quelle risposte che finora non ha ricevuto e accertare se le cure prestate in ospedale siano state adeguate o non sussistano profili di responsabilità da parte dei sanitari.

Il 28enne, attraverso l’area manager Puglia Luigi Cisonna, si è affidato a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già acquisito la documentazione clinica, relativa al ricovero, per sottoporla ai propri esperti e che metterà a disposizione un medico legale di parte, nel caso in cui la magistratura ordini una perizia autoptica.

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