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Cronaca Parabita / provinciale Alezio Parabita

Nel terreno di Romano rifiorisce la legalità. Inaugurato Parco Angelica

Suggestiva cerimonia per il passaggio di consegne del bene confiscato e ceduto per un anno alla parrocchia di San Giovanni Battista. Il parco pubblico e centro polifunzionale intitolato alla piccola Angelica Pirtoli

 

PARABITA – Un sole caliente e un’aria frizzante intrisa di senso dello Stato e della legalità. E la comunità di Parabita può gioire. E il pomeriggio che segna l’apertura simbolica del Parco Angelica, centro polifunzionale nato dalla riconversione di un bene confiscato alla mafia e concesso in locazione per un anno alla parrocchia di San Giovanni Battista retta da don Angelo Corvo. Si tratta di un vasto terreno situato sulla strada provinciale tra Alezio e Parabita, appartenuto a Giorgio Romano, teatro della sua stessa uccisione nel 2008 ed attualmente affidato alla chiesa matrice del paese. Un bene che reca con sé una storia cruenta: il terreno, di oltre due ettari, apparteneva come detto a Giorgio Romano, considerato un usuraio e manipolatore di aste giudiziarie, ucciso da una sua stessa vittima nel settembre del 2008. L’assassino, costituitosi, sconta attualmente una condanna penale pari a 30 anni.

Una storia di sangue, dalla quale, in maniera molto sobria e composta, si è cercato di trarne un risvolto positivo e provvidenziale. Quel terreno, sino ad ora abbandonato, è messo a disposizione della comunità: un atto di presa di coscienza e di azione volta alla sensibilizzazione della popolazione alle tematiche sulla legalità. “L’adozione di un bene confiscato alla criminalità” ha commentato don Angelo Corvo, “rappresenta una responsabilità comune, uno strumento per rendere la popolazione parte attiva, attraverso la messa in opera di azioni volontarie, economiche e d’opera di grande valore, soprattutto e innanzitutto, sociale”. A dare un immediato segnale di come persino dal male possa nascere qualcosa di inaspettatamente positivo, c'è anche la scelta stessa del nome: “Parco Angelica”, che trae spunto da un atroce fatto di cronaca nera locale. 

Con un sondaggio aperto sul sito Parabitalife, si è infatti deciso di dedicare il parco ad Angelica Pirtoli, una delle tante piccole vittime della mafia, uccisa nel 1991 a soli due anni insieme alla sua mamma, Paola Rizzello, e ritrovata ben otto anni dopo. Oggi che Angelica avrebbe compiuto poco più di vent'anni, l'obiettivo di quel parco che sorge agli albori del paese salentino, è proprio quello di regalare ai suoi visitatori, momenti felici ed esperienze di vita che a lei sono stati purtroppo negati.

Si tratta di una distesa di palme e di un parco di circa 7mila metri quadri che da oggi è a disposizione della collettività, “la stessa collettività alla quale queste fortune, in mille forme, erano state sottratte” come sottolinea il parroco don Angelo Corvo. Con il sostegno e la vicinanza del Comune di Parabita elargita a piene mani, nel suo intervento, dal primo cittadino Alfredo Cacciapaglia, si cercherà di capire anche come “sanare” l’imponente immobile abusivo che campeggia sul versante sud della distesa. Manifestazioni, convegni, spettacoli musicali, attività ludiche e sportive si alterneranno nel calendario del Parco Angelica, coinvolgendo le associazioni e le realtà locali in una serie di eventi tutti da programmare.

A tributare il passaggio di consegne una manifestazione sobria ma carica di significato alla presenza delle autorità religiose, civili e militari. E’stato don Angelo Corvo, da sei anni parroco in quel di Parabita a raccontare la “trasformazione” di parco Angelica non più teatro del “disonore” ma nuovo “luogo della vita e della speranza”. Il modo migliore per commemorare anche l’anniversario del 30anni della legge sulla confisca dei beni mafiosi che porta il nome dell’allora ministro Rognoni e di Pio La Torre. Ora tutto cambia, anche a Parabita. E suggestiva è l’apertura della cerimonia con il brano “Toto cambia” di Mercedes Sosa in filodiffusione. Dopo la lettura del caloroso saluto di Rita Borsellino, è il sindaco Cacciapaglia a sottolineare il nuovo corso dell’ex terreno di Romano: “Dopo la morte, arriva la vita con questo nuovo parco”.

Poi in rapida successione le testimonianze di gradimento e di legalità del prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta che rammenta come la sottrazione dei beni ai mafiosi consente di raggiungere quattro obiettivi principali: “Quello di indebolire il potere economico del mafioso; quello di indebolirlo anche psicologicamente ridimensionando la sua immagine di personalità inossidabile e inattaccabile. E ancora si risarcisce la collettività per le attività illecitamente sottratte o accumulate, e infine si consente la fruizione pubblica di quei beni sottratti al potere e al monopolio mafioso”. Sottolineata anche l’importanza della vicinanza della Chiesa allo Stato nella battaglia univoca per la legalità. Il già sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, ha ribadito come si sia intrapreso lo spirito giusto delle leggi per contrastare i fenomeni e la cultura mafiosa, in base alle quali “non bisogna solo arrestare i mafiosi, ma anche i loro beni”, nonché sulla valenza delladestinazione sociale dei beni confiscati”.

L’intervento del presidente della Seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, Roberto Tanisi e il messaggio di “responsabilità” e la benedizione del vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli, Domenico Caliandro hanno concluso il cerimoniale ufficiale. Liberate le autorità spazio ai momenti ludici e dedicati alla musica e alla danza, con il gruppo Poprocks and coke, i giovanissimi di Azione Cattolica e la scuola Victory Dance.

Un parco dove vi fu un terribile fatto di sangue

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