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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Nello scantinato un arsenale con armi, ordigni e munizioni: condannato a tre anni

Fu un vero e proprio arsenale con un fucile, una pistola, cartucce e due ordigni rudimentali, di cui uno fatto di esplosivo di tipo militare del peso di oltre mezzo chilo, quello scoperto nel corso di un blitz degli agenti del reparto prevenzione crimine di Lecce e delle volanti in uno scantinato in via Bari

LECCE – Fu un vero e proprio arsenale con un fucile, una pistola, cartucce e due ordigni rudimentali, di cui uno fatto di esplosivo di tipo militare del peso di oltre mezzo chilo, quello scoperto nel corso di un blitz degli agenti del reparto prevenzione crimine di Lecce e delle volanti in uno scantinato in via Bari. In manette, a fine febbraio 2014, finì Angelo Monaco, 39enne già noto alle forze dell’ordine, per possesso illegale di armi ed esplosivi. Oggi Monaco è stato condannato a tre anni in abbreviato.

L’uomo fu sorpreso dagli agenti in casa dei genitori, dove si era trasferito con la famiglia, dopo lo sfratto subito. I controlli nell’abitazione si erano rivelati infruttuosi, ma gli agenti scoprirono l’esistenza di un box.

Monaco Angelo-2-2-2In uno zaino accatastato con diversi scatoloni dietro a un mobile, erano custodite armi, munizioni e i due ordigni, avvolti con del nastro isolante nero: uno, con miscela da cava, del peso di 430 grammi, completo di innesco di colore rosso; l’altro, di oltre mezzo chilo, con dell’esplosivo riconducibile probabilmente a quelli utilizzati in ambito militare. Si è reso dunque necessario l'intervento del personale artificiere.

Fu ritrovata in un panno una pistola di probabile fabbricazione russa di colore grigio, con caricatore rifornito di 6 cartucce calibro 7,62x25 e un fucile sovrapposto a canne mozze, in pessimo stato di manutenzione. Dell’arsenale facevano parte anche due scatole di proiettili: una con 21 cartucce calibro P38 e una seconda con 35 altre calibro 7,65 di marca Fiocchi. Munizioni quindi non adatte alle armi ritrovate.

Monaco, assistito dall’avvocato Pantaleo Cannoletta, ha sempre negato la paternità del materiale rinvenuto. 

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