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Cronaca Carmiano

Non spillò soldi e gioielli all’anziana zia: assolta una 43enne

Cadono le accuse, di circonvenzione di incapace e appropriazione indebita aggravata, nel processo terminato oggi davanti al giudice Stefano Sernia: “Il fatto non sussiste”

CARMIANO - Era accusata di aver approfittato delle precarie condizioni di salute della zia, all’epoca 67enne, per mettere le mani sui suoi beni. Per questo, dal banco degli imputati, D.M., 43enne di Carmiano, rispondeva di circonvenzione di incapace e appropriazione indebita aggravata. Ma il processo ha stabilito che ogni accusa fosse infondata così come sostenuto dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Rita Ciccarese e Francesco Calcagnile.

Il giudice Stefano Sernia, al vaglio del quale erano finite sia le consulenze mediche che la deposizione della sorella della presunta vittima (nel frattempo defunta) ha emesso un verdetto di assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Insomma, gli elementi analizzati a dibattimento avrebbero appurato che l’anziana fosse capace di intendere al momento dei fatti e che dunque la nipote non la manipolò come sostenuto dall’accusa.

Stando alle indagini, invece, la nipote con la sua presenza costante e disponibilità continua, avrebbe rafforzato il rapporto di fiducia con la zia acquisita che in seguito alla perdita del marito era caduta in depressione ed era stata colpita da un ictus, isolandola dal resto della famiglia. Così, sarebbe riuscita ad avere il controllo totale sulla sua vita e sui suoi beni, come numerosi gioielli e conti correnti.

In particolare, all’inizio del 2018, in seguito all’accredito sul conto corrente bancario della malcapitata, ex dipendente della Asl di Lecce, della prima rata del TFR per 32mila euro, avrebbe indotto quest'ultima a regalare al coniuge (che è il nipote diretto) la somma di 15mila euro per l’acquisto di un’autovettura e a farsi consegnare anche la carta bancomat che avrebbe utilizzato per effettuare addebiti e prelievi per una somma complessiva di oltre 10mila e 200 euro, ritenute dagli inquirenti non giustificabili con le effettive necessità e col tenore di vita della familiare.

Nel febbraio di quello stesso anno, la 43enne avrebbe aperto un nuovo conto corrente cointestato, sul quale furono spostati i soldi del precedente conto e versate altre somme della zia per un totale di circa 31.500 euro, e ancora, avrebbe utilizzato la relativa carta bancomat, con la scusa che in questo modo avrebbe potuto gestire più agevolmente pagamenti e spese sempre nell’interesse della zia, arrivando a prelevare in un solo mese 8mila e 200 euro e in sei mesi quasi 21.500 euro.

Ma, come detto, il verdetto ha sancito l’innocenza dell’imputata.

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