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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Nonno abusa delle nipotine, poi confessa e ora chiede al giudice di “rimediare”

La difesa dell’anziano ha chiesto l’ammissione a un programma di giustizia riparativa, introdotto dalla recente riforma Cartabia. Se l’istanza dovesse essere accolta, potrebbe essere il primo caso in Italia

LECCE - Ha abusato di due nipoti di neppure dieci anni: della prima, dal 2017, quando aveva sei anni, fino al 2019, poi, di recente, anche della sorella che oggi di anni ne ha sette. 
Dopo la confessione resa due mesi fa, davanti alla sostituta procuratrice Erika Masetti, ora il nonno 76enne delle piccole chiede di essere ammesso a un programma di giustizia riparativa, introdotto dalla recente riforma Cartabia.
L’istanza, riportata in anteprima da Lecceprima, è stata presentata attraverso l’avvocato difensore Paolo Spalluto, lo scorso 10 dicembre (quindi una ventina di giorni prima dell’entrata in vigore della nuova legge sulla Giustizia), dopo aver ricevuto la notifica del decreto di giudizio immediato con il quale la giudice Simona Panzera aveva disposto il processo ordinario (senza che venisse celebrata l’udienza preliminare), dinanzi ai giudici della prima sezione penale, fissando l’inizio al 1° marzo.
La richiesta della difesa è duplice: verte innanzitutto sull’applicazione dell’articolo 129 bis del codice di procedura penale che comporta lo svolgimento di un percorso riparativo da parte dell’imputato e sulla possibilità di essere giudicato col rito abbreviato.
Pertanto, se le argomentazioni del legale dovessero essere accolte, l’uomo potrà beneficiare della sospensione (con ordinanza del gip) del processo per lo svolgimento del programma per un periodo non superiore a centottanta giorni ed essere all’esito prosciolto o condannato a pena sospesa e non menzione in luogo della pena minima di otto anni prevista per il reato pluriaggravato (poiché ascendente, e per aver commesso il fatto nei confronti di persona che non ha compiuto 18 anni, e in particolare, di età inferiore ai 10) contestato.
A valutare la richiesta sarà il giudice Sergio Tosi il 10 marzo, nell’udienza alla quale parteciperà anche l’avvocata Roberta Capodieci che assiste i genitori delle bambine.

La giustizia riparativa: ecco cosa prevede la nuova norma

I programmi di giustizia riparativa tendono a promuovere: il riconoscimento della vittima del reato, la responsabilizzazione della persona indicata come autore dell'offesa e la ricostituzione dei legami con la comunità. 
Quanto all’accesso ai programmi, il decreto legislativo numero 150 del 2022, precisa che tale possibilità debba essere assicurata a titolo gratuito a tutti i soggetti che vi hanno interesse; l’accesso è – per espressa previsione dell’articolo 43 – sempre favorito, con la sola eccezione del caso in cui dallo svolgimento del programma possa derivare un pericolo concreto per i partecipanti; come precisa l’articolo 44, i programmi sono accessibili senza preclusioni relative alla fattispecie di reato o alla sua gravità e l’accesso è possibile in ogni stato e grado del procedimento penale, nonché nella fase esecutiva della pena o anche dopo l’esecuzione della stessa, così come all’esito di una sentenza di non luogo a procedere o di non doversi procedere, per difetto della condizione di procedibilità o per intervenuta estinzione del reato. 
Possono partecipare ai programmi la vittima del reato, la persona indicata come autore dell’offesa e altri soggetti appartenenti alla comunità (per esempio, familiari, persone di supporto, enti e associazioni), oltre a chiunque vi abbia interesse.
Il consenso alla partecipazione deve essere personale, libero, consapevole, informato, espresso in forma scritta e sempre revocabile (articolo 48); è, infine, previsto il diritto all’assistenza linguistica (articolo 49).

L’inchiesta

Era il 19 ottobre del 2022, quando l’anziano prese carta e penna per scrivere una lettera autoaccusatoria al suo avvocato di fiducia Paolo Spalluto, in cui gli chiedeva gli venisse applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento alle sue nipoti, per arginare il rischio di ulteriori violenze.
Nel frattempo, la Procura aveva già iniziato a indagare sul suo conto. Le vittime riferirono degli abusi subiti in casa durante le visite al familiare a una delle maestre della scuola dell’infanzia, e successivamente a una psicologa interpellata dalla madre. 
Il referto dell’esperta, consegnato ai carabinieri, finì sulla scrivania della sostituta Erika Masetti che avviò le indagini, nell’ambito delle quali avanzò istanza di incidente probatorio finalizzato a valutare tramite perizia psichiatrica la capacità di testimoniare delle minorenni. Notificato l’atto, l’indagato (di cui omettiamo le generalità per tutelare la privacy delle vittime) chiese infine tramite il suo legale di essere ascoltato, perché, a suo dire, era tormentato dal senso di colpa.
Nel confronto con la pm, in lacrime, l'uomo ammise gli addebiti e si è scusò con i genitori delle bambine per aver tradito così, nel modo più atroce e squallido, la loro fiducia, e con le nipoti, per aver violato la loro innocenza senza riuscire a comprendere le ragioni.
La pm ritenne di non chiedere alcuna misura cautelare, procedendo, in considerazione dell’evidenza della prova, all'istanza di giudizio immediato. Alla richiesta accolta dal gip, ha fatto seguito quella della difesa e se quest’ultima dovesse essere accolta, potrebbe costituire il primo caso di applicazione della nuova norma per questo tipo di reato, in Italia.

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