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Cronaca

Assalto ai tifosi del Pescara: obbligo di dimora per tre ultras del Lecce

La misura disposta dal gip Alessandra Sermarini, su richiesta del pm Alessandro Prontera, a seguito di una attività investigativa condotta dalla Digos. Oltre ai danni ingenti, in quell'occasione furono registrati anche quattro feriti tra gli abruzzesi. Il questore: "Sfiorato l'omicidio"

LECCE – La festa per la promozione in serie A è durata poco per tre tifosi del Lecce: è infatti scattato, nei loro confronti, la misura dell'obbligo di dimora nel proprio comune di residenza per i gravi fatti di cronaca  avvenuti la sera del 31 marzo del 2019. Il provvedimento è stato disposto dalla gip del Tribunale di Lecce Alessandra Sermarini, su richiesta del pm Alessandro Prontera, a seguito di una attività investigativa condotta dalla Digos della questura leccese. Ritenuti appartenenti alla frangia del gruppo “Ultrà Lecce”, tra i tre figurano un 30enne di Cursi, un leccese di 27 anni e un 29enne di Melendugno.

Gli episodi si sono verificati lungo la strada statale 613, nei pressi dello svincolo di Torchiarolo-San Pietro Vernotico, mentre i tifosi abruzzesi stavano per raggiungere lo stadio “Via del mare” per la partita di ritorno del campionato di serie B (in quella gara scattarono decine di Daspo). Un vero e proprio agguato da parte di un gruppo di sostenitori giallorossi con  in pugno mazze, pietre e fumogeni destinati alla carovana di sette mezzi che viaggiavano in direzione del capoluogo salentino.

Un'indagine basata anche sulle prove del Dna

Oltre ai danni ingenti, tra i quali anche quelli arrecati all’auto di un tifoso, in quell'occasione registrati anche quattro feriti tra i tifosi del Pescara. Ad agire  diverse decine di individui, tutti incappucciati e muniti di ogni sorta di oggetto atto a offendere. Sbucati dalle siepi che costeggiano la careggiata, avevano cominciato a colpire con violenza i bus dopo averne interrotto la marcia. “Solo per un miracolo quella sera non si è arrivati all’omicidio”, ha sottolineato in sede di conferenza stampa il questore leccese Andrea Valentino, che ha premuto sulla indispensabilità delle videocamere nell’indagine e sulla necessità di potenziare ulteriormente i sistemi di sorveglianza negli stadi.

Il numero uno di viale Otranto ha infatti voluto essere presente accanto al dirigente della Digos Carmine Masarelli, per congratularsi con la società sportiva giallorossa per il traguardo raggiunto, ma anche per rimarcare l’inusualità di un’indagine che è stata condotta in maniera appunto inedita. L’attività ha infatti previsto anche l'esame del Dna. Di concerto con la Procura della Repubblica, che ha condiviso la modalità investigativa, i metodi tradizionali delle intercettazioni sono stati accostati dalla prova “regina” fornito dalle evidenze della polizia scientifica. Gli agenti hanno infatti repertato tutto il materiale trovato sul luogo. Oggetti di ogni tipo, poi analizzati per esaltarne le impronte digitali e le tracce biologiche. Anche per via di questo complesso procedimento è scaturita la dilatazione dei tempi dell’attività di indagine.

Il video: le dichiarazioni del questore Valentino

I tre raggiunti dalla misura odierna sono stati in passato sottoposti al Daspo, il divieto di partecipazione alle manifestazioni sportive. Ora dovranno attenersi all’obbligo di restare nel proprio comune di residenza e non potranno uscire di casa tra e 20 e le 6 del mattino. Rispondono in concorso delle accuse di lancio di materiale pericoloso; detenzione e trasporto in luogo pubblico di numerosi artifici pirotecnici - esplosivi “F4” - completi di miccia e bombe carta. Ancora, i capi di imputazione riguardano anche il porto in luogo pubblico di strumenti atti all’offesa, danneggiamento aggravato e lesioni personali aggravate.

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