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Cronaca Presicce

Offese in aula: “Sei uno stupido, un maleducato”. Assolta una maestra

Emesso il verdetto nel processo con rito abbreviato nei riguardi di una insegnante 44enne di una scuola primaria a Presicce, accusata di abuso dei mezzi di correzione. Per il giudice: “Il fatto non sussiste”

PRESICCE - Si è concluso con un’assoluzione “perché il fatto non sussiste”, il processo con rito abbreviato nei riguardi di una maestra, S.F., di 44 anni, accusata di aver creato un clima di paura in una scuola primaria a Presicce. In particolare, il reato contestato alla donna era di abuso dei mezzi di correzione, perché secondo l’accusa avrebbe sbattuto ripetutamente una asta di legno e un rotolo di nastro adesivo sulla cattedra per incutere timore, dando ad uno degli allievi dello “stupido”, “scostumato e maleducato”, “di poca intelligenza” e affermando dinanzi a tutti gli altri di avere genitori incapaci di insegnare l’educazione.

Il pubblico ministero aveva invocato due mesi di reclusione, ma il giudice Sergio Tosi, al quale i difensori dell’imputata, gli avvocati Paolo Pepe e Federico Martella, avevano consegnato una memoria per dimostrare l’infondatezza degli addebiti, ha emesso un verdetto di non colpevolezza.

Nello stesso procedimento era coinvolta anche una collega della 44enne, A.B, di 57 anni, ritenuta responsabile di episodi molto più gravi dai quali dovrà difendersi nel processo con rito ordinario dinanzi al giudice Fabrizio Malagnino, assistita dall’avvocato Francesco Fasano.

Quest’ultima, secondo le carte dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Giovanna Cannarile, sarebbe ricorsa in più circostanze all’uso della violenza fisica, come quando in uno scatto d’ira, avrebbe tolto con irruenza la sedia a un alunno, facendolo cadere a terra, e questo poi spaventato sarebbe fuggito da scuola; sempre la stessa docente avrebbe tirato con forza le orecchie di un altro allievo, soltanto perché chiacchierava con un compagno, e l’avrebbe minacciato di cacciarlo dall’aula e di chiamare i carabinieri.

Gli episodi accertati dall’inchiesta condotta dagli agenti del Commissariato di Taurisano (guidati dal vicequestore Salvatore Federico) riguardano il periodo che va dal 2017 al 2019.

Tre famiglie sono parte civile al processo con gli avvocati Fabio Ruberto e Luca Puce.

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