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Cronaca

Offese in tv alla memoria di Noemi, condannati i genitori dell’assassino

La coppia era accusata di aver diffamato l’ex fidanzata del figlio assassinata a 16 anni il 3 settembre 2017. Il giudice ha inflitto un anno a lui, sei mesi a lei. Disposta anche una provvisionale di 10mila euro

LECCE - Si è conclusa la battaglia giudiziaria tra Imma Rizzo, la madre della 16enne di Specchia Noemi Durini che fu assassinata il 3 settembre del 2017 dall’ex fidanzato Lucio (all’epoca dei fatti 17enne) e i genitori di questo, condannato in via definitiva a 18 anni e otto mesi di reclusione.

Il verdetto è stato di colpevolezza per la coppia accusata di aver offeso la reputazione della vittima durante la sua partecipazione in alcune trasmissioni televisive.

Il giudice Roberto Tanisi ha inflitto un anno di reclusione a B. M. e sei mesi a R.R., rispettivamente di 65 e 56 anni, di Alessano, per diffamazione aggravata, riconoscendo il beneficio della pena sospesa solo a quest’ultima.

La sentenza ha inoltre disposto il risarcimento del danno in separata sede, con una prima e immediata liquidazione di 10mila euro per la madre di Noemi, parte civile con l’avvocato Immacolata Cecere del foro di Bari.

Al vaglio del giudice erano finite una serie di dichiarazioni rilasciate durante le apparizioni dei coniugi sul piccolo schermo.

In particolare, in una puntata di “Chi l’ha visto”, andata in onda su Rai 3 il 20 settembre del 2017, i due riferirono questo sulla vittima: “Era una ragazza notturna, altro che solare, si è infilata in casa di notte… a me lo ha detto chiaramente ti devo far impazzire… aveva problemi… era gelosa… si è chiusa nell’armadio e poi è andata a letto con mio figlio… ma la ragazzina anche di un anno più piccola, aveva un bagaglio di esperienza molto più grande”, aggiungendo “di essere stati allertati dal professore della scuola perché Noemi aveva picchiato Lucio… era tutt’altro che una brava ragazza, si accompagnava con delinquenti di trenta quarant’anni, una ragazzina di sedici e non voglio andare oltre… addirittura aveva dato i soldi ad un certo tipo per comprare una pistola e per spararci addirittura incitava mio figlio affinché ci scannasse tutti”; il 65enne aggiunse pure che “era una ragazza cresciuta allo stato brado”.

Affermazioni dello stesso tipo furono rilasciate anche in tre puntate della trasmissione televisiva “Quarto Grado”, su Rete 4: nella prima, del 6 ottobre 2017, la madre di Lucio attribuì a Noemi la responsabilità dei tre tso subiti dal figlio; nella seconda, il 21 aprile del 2018, il padre definì la ragazza “vittima delle sue amicizie e di chi non l’ha controllata”; nella terza, il 30 maggio 2018 la 56enne, dopo aver aggredito alcuni giornalisti, urlò affermando “siamo orgogliosi siamo vivi” ribadendo così l’accusa che Noemi volesse ucciderli, nonostante le indagini avessero già smentito questa circostanza. Ed ancora nelle puntate della “Vita in diretta” del 27 aprile del 2018 e del 19 giugno 2019, su Rai 1, il marito arrivò a dire che la ex fidanzata del figlio non aveva un padre.

Non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza (entro novanta giorni), gli imputati valuteranno il ricorso in appello attraverso l’avvocato Luigi Piccinni.

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