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Cronaca

Omfesa, è ancora protesta. Un operaio si lega con una catena in prefettura

Mobilitazione spontanea di una ventina di persone in via XXV luglio a Lecce. Poche o nulle le speranze che l'azienda di Trepuzzi possa ripartire, ammortizzatori sociali agli sgoccioli

LECCE – I lavoratori di Omfesa sono tornati all’attacco. Circa una ventina di persone, sui 90 operai licenziati dopo il tracollo dell’azienda di Trepuzzi, ha organizzato una protesta spontanea davanti alla prefettura di Lecce, chiedendo di parlare con le autorità prefettizie, nella speranza di ottenere una qualunque risposta che faccia ben sperare.

La situazione per la società metalmeccanica, un tempo fiore all’occhiello dell’industria nord salentina, è rapidamente precipitata trasformandosi in un dramma occupazionale. Nel mese di febbraio gli ammortizzatori sociali non verranno più erogati e per 90 famiglie questo equivale a buio più nero.

Striscione e catene, protesta improvvisata

Anche la proposta di acquisizione dello stabilimento di Omfesa da parte della società di Matera, Ferrosud spa, è caduta nel vuoto e, con essa, anche l’unica opzione atta a rimettere in moto l’attività di manutenzione di carrozze ferroviarie e vagoni merci.  Le speranze che un nuovo investitore possa farsi avanti, rilevando quello stabilimento ormai vuoto, il cui valore è pari a 5 milioni di euro, si affievoliscono di giorno in giorno.

Ed ai lavoratori non rimane che protestare: dopo l’occupazione dei binari della stazione di Trepuzzi, appena un mese addietro, oggi si sono riuniti spontaneamente in prefettura inscenando una mobilitazione non meno eclatante. Un lavoratore si è legato, simbolicamente, con una catena al passamano delle scalinata. Per giunta gli stessi operai hanno scelto di non avvisare nessuno, neppure le sigle sindacali che finora sono state al loro fianco. Nelle ore successive hanno chiesto di parlare con i vertici della prefettura.

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