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Cronaca Melissano

Omicidio di un 22enne e droga, confermati due ergastoli e annullati 28 anni di reclusione

Emessa ieri la sentenza della Corte di Cassazione in merito al delitto di Francesco Fasano, avvenuto il 25 luglio 2018. Processo da rifare per il reato associativo

ROMA - Confermati i due ergastoli inflitti in primo e secondo grado per la morte di Francesco Fasano, il 22enne di Melissano freddato con un colpo di pistola alla tempia, il 25 luglio del 2018, e annullate altre due condanne per un totale di 28 anni di reclusione per il reato di associazione a delinquere impegnata nel traffico di droga: sono queste le decisioni prese ieri dalla Corte di Cassazione, chiamata a valutare il ricorso presentato dagli avvocati difensori Stefano Pati, Stefano Prontera, Francesca Conte e Naso Ippolita.
Insomma, se da un lato, è stata messa la parola fine sull’omicidio, con il definitivo riconoscimento della responsabilità di Daniele Manni, 43 anni, di Casarano, e di Angelo Rizzo, 31, di Melissano, dall’altro, resta ancora aperto il capitolo sulla seconda accusa che veniva contestata ai due in concorso con Antonio Librando, 55 anni, e Luciano Manni, 70, entrambi di Melissano: l’uno aveva rimediato 14 anni, sia nel primo che nel secondo giudizio, mentre l’altro, 24 anni, poi scesi a 14 in appello.
Gli “ermellini” hanno ritenuto di dover annullare le pene e disporre un nuovo processo dinanzi alla Corte d’Appello di Taranto.

Il reato associativo fu riscontrato dagli inquirenti proprio mentre cercavano di fare luce sul delitto del giovane e fu contestato anche ad altri sei uomini, nei riguardi dei quali però il processo discusso col rito abbreviato si concluse per tutti con un’assoluzione.
La Cassazione, come anticipato, non ha però concesso sconti a Daniele Manni e Angelo Rizzo in merito all'accusa più grave, calcando il verdetto emesso nel dicembre del 2021 e che a sua volta aveva ribadito quello di primo grado (del 26 novembre del 2020): massimo della pena e isolamento diurno per 18 mesi, risarcimento del danno in separata sede e una provvisionale di 50mila euro a testa per i familiari della vittima (parte civile con gli avvocati Arcangelo e Luigi Corvaglia, e Claudio Miggiano).

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