rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Gallipoli

Omicidio del boss Padovano, prime mosse per il processo

I sei imputati sono comparsi oggi nella'aula di Corte d'Assise, davanti al presidente Roberto Tanisi ed al giudice Francesca Mariano, e fra loro, presente il fratello reo confesso Rosario Padovano

LECCE - Al via questa mattina il processo per l'omicidio del boss Gallipolino Salvatore Padovano, ucciso a colpi di pistola il 6 settembre del 2008. I sei imputati sono comparsi oggi nella'aula di Corte d'Assise, davanti al presidente Roberto Tanisi ed al giudice Francesca Mariano. Presente il reo confesso Rosario Padovano, 39 anni di Gallipoli, fratello di Nino Bomba; Fabio Della Ducata, 44 anni, accusato di aver dato un supporto logistico; Giorgio Pianoforte, 47 anni, cugino dei fratelli Padovano. Mendolia è stato l´unico a scegliere di essere giudicato con il rito abbreviato: l´udienza si terrà il prossimo 24 gennaio.

Pur estranei all´omicidio, sono accusati di far parte del gruppo criminale capeggiato da Rosario Padovano Massimiliano Scialpi, 38 anni, Giuseppe Barba, 40 anni, e Cosimo Cavalera, 34 anni, tutti gallipolini. Mendolia, Padovano e Marco Barba, 37 anni di Gallipoli, sono anche ritenuti responsabili dell´omicidio di Carmine Greco del 13 agosto del 1990 nella città jonica. Presenti in aula anche i parenti degli imputati, che al termine dell´udienza hanno potuto avvicinarsi ai loro parenti. L´accusa, rappresentata dal pubblico ministero Elsa Veleria Mignone, e la difesa hanno chiesto rispettivamente l´ammissione della loro lista testimoniale. L´udienza è stata poi rinviata al prossimo 17 marzo, ed è stato stabilito che il processo si svolga nell´aula bunker.

Le indagini sull´omicidio del boss gallipolino, condotte per diverso tempo senza risultato, ebbero una svolta con le dichiarazioni di Carmelo Mendolia (che ha scelto di essere giudicato con l´abbreviato), detenuto nel carcere di Busto Arstizio. Il 9 aprile dello scorso anno venne arrestato con le accuse di detenzione e porto abusivo di arma da fuoco dalla polizia, in provincia di Varese. E si fa risalire a quella data l´avvio del suo contributo.

Reo confesso dell´omicidio di Salvatore Padovano, addosso ritrovarono un pistola 7.65. Un´arma che ha raccontato di aver effettivamente portato con sé quel giorno, davanti alla pescheria "Paradiso del mare", lungo la Gallipoli-Santa Maria al Bagno. Ma non sarebbe stata quella usata per sparare alla testa del boss. Una sorta di riserva, qualora avesse avuto inconvenienti, magari si fosse inceppata. La pistola dell´omicidio, una semiautomatica Beretta, calibro 9 corto, con matricola abrasa, era stata ceduta ad un suo amico. Il killer ha detto anche dove ritrovarla.

Il giorno successivo, è stata rinvenuta in possesso della persona da lui citata, a Gallarate. I riscontri della scientifica hanno dimostrato come non mentisse. Era la bocca di fuoco rivolta contro Padovano. Del collegio difensivo fanno parte Luigi Corvaglia, Luigi Piccinni, Angelo Ninni, Ivana Quarta, Gabriele Valentini e Paola Scialpi.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio del boss Padovano, prime mosse per il processo

LeccePrima è in caricamento