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Cronaca Ruffano

Omicidio di Ruffano, il legale: "Non voleva uccidere, sparò per legittima difesa"

Sono iniziate oggi le discussioni del collegio difensivo degli imputati coinvolti nel processo relativo all'omicidio di Roberto Romano e del ferimento di Dario Traversa, avvenuti il 24 marzo 2012. In circa tre ore l'avvocato Coppola ha confutato la tesi accusatoria, basata sull'omicidio volontario

LECCE – Sono iniziate oggi le discussioni del collegio difensivo degli imputati coinvolti nel processo relativo all’omicidio di Roberto Romano e del ferimento di Dario Traversa, avvenuti il 24 marzo 2012. Dopo l’avvocato Luigi Covella, legale di parte civile per la famiglia della vittima, il primo dei difensori a prendere la parola è stato l’avvocato Francesco Vergine, legale dello stesso Traversa, accusato di favoreggiamento personale per non aver rivelato agli inquirenti l’identità di Valentini (per lui il pubblico ministero Roberta Licci ha chiesto una condanna a cinque anni di reclusione).

Subito dopo è iniziata l’arringa difensiva dell’avvocato Mario Coppola, legale di Michele Espedito Valentini, il 28enne di Supersano accusato dell’omicidio di Romano e del tentato omicidio di Traversa (per lui l’accusa ha chiesto trent’anni). In circa tre ore l’avvocato Coppola ha confutato, attraverso riscontri, consulenze tecniche ed elementi probatori, la tesi accusatoria, basata sull’omicidio volontario. Secondo il penalista, invece, non vi fu alcuna volontà omicidiaria in quel pomeriggio di sangue. Valentini, infatti, fu convocato a casa di Romano e fece fuoco dopo essere stato aggredito. Una tesi avvalorata dai riscontri balistici secondo cui l’imputato si trovava a terra al momento della sparatoria (a un’altezza vicina ai novanta centimetri dal suolo), chiuso in una sorta di cul-de-sac, ossia la camera da letto, dove a fronteggiarlo (vicino alla porta) vi erano due persone prestanti fisicamente. I colpi sarebbero partiti accidentalmente e, visti gli spazi ristretti e i corpi in movimento, di certo non vi poteva essere l’intenzione di colpire organi vitali.

Quella di Valentini fu, per la difesa, un’azione disperata al culmine di una violenta discussione, in cui la situazione sarebbe degenerata e il 28enne avrebbe esploso alcuni colpi di pistola nella stanza da letto della vittima. Romano sarebbe poi deceduto durante il trasporto in ospedale, mentre Traversa rimasesto ferito al femore sinistro. Non vi è stata, dunque, alcuna intenzionalità o intento doloso. La stessa condotta del 28enne, tornato sul luogo del delitto poco dopo, dimostra lo stato confusionale in cui si trovava. Per questi motivi l’avvocato Coppola ha chiesto che al suo assistito sia riconosciuto l’eccesso colposo di legittima difesa o, in extrema ratio, l’omicidio preterintenzionale. L’udienza è stata aggiornata al 28 maggio quando, dopo aver ascoltato l’avvocato Francesca Conte, i giudici della Corte d’assise (presieduta da Roberto Tanisi) si ritireranno in camera di consiglio per emettere la sentenza.

Valentini fu arrestato alcuni giorni dopo l’omicidio, quando si consegnò ai carabinieri di Maglie, dove ad attenderlo c’era il suo legale, l’avvocato Mario Coppola. Nei suoi confronti il gip Carlo Cazzella aveva emesso, il 31 marzo 2011, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 27enne era irreperibile da una decina di giorni. Il 27enne spiegò ai magistrati di aver intrapreso, già da un po’ di tempo, una relazione con la moglie della vittima. Relazione di cui probabilmente Romano aveva saputo, anche perché aveva notato Valentini aggirarsi, il giorno dell’omicidio, nei pressi della sua abitazione. Nel pomeriggio Roberto Romano si sarebbe recato a casa del suo rivale invitandolo a casa per un chiarimento. “Non doveva succedere – affermò il 27enne –, è stata una tragedia”.

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