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Cronaca Copertino

Omicidio Frisenda: confermata anche in secondo grado la condanna a 18 anni

Fabio Frisenda, 33enne di Copertino, fu freddato in pieno giorno in via San Cosimo, una strada nelle campagne di Copertino

LECCE – Il frinire delle cicale come una litania funebre che riecheggia nelle campagne assolate, tra distese di olivi e terra rossa, interrotte da case isolate e capannoni. Si consumò sotto il sole feroce e abbacinante di un luglio torrido (era il 2014) l’omicidio di Fabio Frisenda, 33enne di Copertino, freddato in pieno giorno in via San Cosimo, una strada nelle campagne di Copertino. La vittima fu uccisa da un colpo di arma da fuoco che riecheggiò nel silenzio assordante e metafisico della controra, e che non gli lasciò scampo.

Oggi, a distanza di due anni da quel delitto, l’autore di quell’omicidio, Luigi Margari, 35enne di Copertino, è stato condannato anche in secondo grado a 18 anni. I giudici della Corte d’assise d’appello, così come il gup gup Antonia Martalò, hanno escluso l’aggravante della premeditazione e riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante dell’aver agito per futili motivi. Per Margari, assistito dall’avvocato Elvia Belmonte, la Procura generale aveva presentato appello.

Frisenda si trovava agli arresti domiciliari, per i suoi precedenti legati allo spaccio di stupefacenti. Gli era stato, tuttavia, rilasciato un permesso per recarsi al lavoro, in una ditta specializzata nella realizzazione di infissi in alluminio, situata proprio in via San Cosimo. Appena una mezzora prima dell'omicidio, intorno alle 12.25, i carabinieri lo avevano sottoposto a un controllo la vittima, che era regolarmente al lavoro. Intorno alle 13, il delitto.

Margari ha sempre sostenuto che alla base dell’omicidio vi sia la pista passionale, e di aver incontrato per caso la vittima, dopo molti mesi, e di avergli chiesto conto delle presunte avance fatte alla sua compagna quando si trovava in ospedale dopo esser stato gravemente ferito in un agguato. Tra i due sarebbe nato un furioso litigio, poi degenerato. L’assassino, accecato dalla rabbia e dalla gelosia, avrebbe esploso due colpi di arma da fuoco: Frisenda fu colpito da un solo proiettile (un secondo colpo andò a vuoto) che lo centrò alla schiena e fuoriuscì dall’emitorace sinistro. Poi, dopo aver nascosto l’arma, fuggì a bordo della sua auto.

Al gip, nel corso di un lungo interrogatorio Margari confermò la pista passionale di un rancore covato per due anni, dall’agosto del 2012, data della sparatoria in cui fu raggiunto da cinque proiettili. Una tesi che, però, non ha mai convinto gli inquirenti. Quello di Margari è un nome e un volto assai conosciuto nella città di San Giuseppe, soprattutto per i modi violenti e la spregiudicatezza, oltre che per il background criminale.

Nelle indagini, condotte dal colonnello Saverio Lombardi, comandante del Reparto operativo, e dal capitano Biagio Marro, a capo del Nucleo investigativo del comando provinciale dell'Arma (ufficiali con una lunga serie di casi risolti) sono stati vagliati e analizzati tutti gli elementi: tabulati telefonici, riscontri tecnici e testimonianze. In particolare, è emerso un litigio tra Margari e Frisenda alcuni giorni prima dell’omicidio.

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