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Cronaca

Omicidio Lezzi: chiesti ergastoli e 47 anni di carcere

Sono le richieste invocate dal pubblico ministero per l'omicidio di Giuseppe Lezzi, ex "primula rossa" della Scu leccese Rischiano il carcere a vita Ivan Vitale e Andrea Pagliara. Il 16 la sentenza

Due ergastoli e 47 anni di carcere. La Procura impacchetta le richieste di condanna nei confronti dei presunti componenti dello squadrone della morte, tra mandanti ed esecutori materiali dell'omicidio di Giuseppe Lezzi, avvenuto nel novembre del 2001, ad Amsterdam in via Churchill nell'abitazione di Filippo Cerfeda. Il pubblico ministero Guglielmo Cataldi, al termine della sua articolata requisitoria, nell'aula di Corte d'Assise ha invocato il carcere a vita per Ivan Vitale, di Surbo e Orlando Perrone, leccese. 30 anni sono stati sollecitati per Andrea Pagliara, di Lecce e 17 per Filippo Cerfeda, capobastone dell'ultima generazione della costola leccese della Sacra Corona Unita. La ricostruzione dell'omicidio affidata al pm Cataldi confermerebbe ruoli e responsabilità dell'efferato omicidio di mala: Ivan Vitale avrebbe aperto la porta, Filippo Cerfeda e Andrea Pagliara avrebbero atteso in cucina. Fabio Franco avrebbe aperto il fuoco con una pistola dotata di silenziatore, spalleggiato da Orlando Perrone lungo il corridoio.

il pm ha così motivato le sue richieste:"Tutti avrebbero rafforzato il proposito criminoso di Franco e Cerfeda, quest'ultimo regista dell'omicidio, e mentre Orlando e Vitale avrebbero avuto un ruolo più incisivo, Pagliara sarebbe rimasto maggiormente defilato". Il Franco, alias "nano", il primo luglio del 2007, è stato condannato in primo grado a 13 anni di reclusione beneficiando di un corposo sconto di pena per aver scelto il rito abbreviato e per il prezioso contributo fornito alle indagini grazie alle sue confessioni, da "dichiarante" che hanno permesso di ricostruire l'agguato teso all' "Imperatore". Giuseppe Lezzi, originario di Cavallino, nella gerarchia interna della Scu, all'epoca dei fatti, ricopriva il grado di "Imperatore" e aspirava che Filippo Cerfeda aderisse al suo gruppo perché di grado inferiore: "diritto di catena con medaglia".

L'alleanza costituita tra Cerfeda e Lezzi durò molto poco, poco meno di due mesi. L'ex-primula rossa, in regime di "libertà limitata", nonostante le condanne rimediate in Olanda, riuscì a darsi alla macchia, mentre era in corso la procedura di estradizione. Appena tornato in libertà, l' "Imperatore" iniziò ad assumere un atteggiamento piuttosto tracotante nei confronti di Cerfeda e delle nuove leve, spinto dal desiderio di riprendere il controllo del florido mercato della cocaina. Gli emergenti decisero di ammazzarlo. Lezzi cadde in un'imboscata. Venne chiamato telefonicamente perchè raggiungesse casa di Cerfeda nella centralissima via Churchill, per discutere di una fornitura di polvere bianca proveniente dal Brasile. Il racconto su come è stato ucciso Lezzi, l' "Imperatore", venne fornito dallo stesso Cerfeda, in un interrogatorio svolto nel carcere di Rebibbia, il sei agosto del 2003, con un block-notes di quasi 200 pagine. Il corpo di Lezzi venne avvolto prima in una busta di spazzatura e poi in un tappeto persiano e trasportato a Bolistein, alla periferia di Amsterdam.

Prima di essere seppellito in un bosco sotto un terreno di sabbia, Lezzi venne spogliato di ogni oggetto personale che aveva con sé. Il cadavere non è stato più ritrovato dagli inquirenti, nonostante Franco abbia disegnato una piantina per indicare il luogo in cui il corpo di Lezzi sarebbe stato abbandonato. Nel pomeriggio è iniziata la lunga maratona delle arringhe difensive aperta dall'avvocato Francesca Conte, legale di Andrea Pagliara. "Il mio assistito", ha sottolineato nel suo energ intervento, "si trovava in casa ma disconosceva quanto sarebbe successo. Con Cerfeda era legato solo da una vecchia amicizia d'infanzia e non avrebbe partecipato fattivamente nell'omicidio e non gli si può quindi contestare il concorso nell'omicidio" il 16 sarà il turno dell'avvocato Cosimo Rampino, che assiste Ivan Vitale e Orlando Perrone, del lega Vincenzo Romano e del penalista romano Santa Foresta, legale di Cerfeda. La sentenza è attesa sempre per il 16 dicembre.

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