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Cronaca

Uccise il socio, all'esame dei Ris il proiettile trovato dopo sei anni

Il giudice Roberto Tanisi ha conferito al maggiore Matteo Donghi, responsabile del reparto balistica del Ris di Parma, l'incarico di esaminare il reperto rinvenuto, a oltre sei anni di distanza, dagli investigatori dei carabinieri

 

LECCE - Torna in aula, dinanzi ai giudici della Corte d'Assise di Lecce, il processo per l'omicidio di Luigi Russo, l'assicuratore di 27 anni assassinato a Casalabate il 7 dicembre del 2005. Processo che vede come imputato Raffaele Galgano, 36enne di Squinzano, socio in affari della vittima, accusato di omicidio volontario premeditato. Nell'udienza odierna la corte, presieduta dal giudice Roberto Tanisi, ha conferito al maggiore Matteo Donghi (responsabile del reparto balistica del Ris di Parma), l'incarico di esaminare il reperto rinvenuto, a oltre sei anni di distanza, dagli uomini del reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, in un muretto a poche decine di metri dal luogo dove fu trovato il cadavere di Russo, nelle campagne di Casalabate. Il ritrovamento è avvenuto nel corso di un accertamento dei luoghi chiesto dal pubblico ministero Elsa Valeria Mignone. Il maggiore Donghi dovrà stabilire innanzitutto se si tratta realmente di un proiettile, l'eventuale calibro e compararlo con le armi e le munizioni sequestrate all'imputato. La consulenza sarà consegnata entro 60 giorni.
Si tratta di un riscontro molto importante ai fini processuali. Il corpo della vittima fu colpito, infatti, da quattro colpi di pistola (quello mortale raggiunse Russo alla nuca, probabilmente mentre cercava di fuggire), uno dei quali sparato a una distanza di soli 50 centimetri, ma i bossoli e i proiettili non furono mai ritrovati. Per questo non fu possibile eseguire alcuna comparazione con le armi sequestrate dagli inquirenti a casa del 36enne: quattro pistole (tutte regolarmente detenute), di cui due revolver di grosso calibro: una '38 e una '357 magnum. A uccidere il 27enne, secondo i riscontri medico-legali, sarebbe stato proprio un proiettile di grosso calibro.
Galgano-2Raffaele Galgano fu arrestato la sera del 15 settembre 2009 in un appartamento del centro di Mestre, dove si era trasferito da qualche tempo. Furono le pazienti e accurate indagini dei carabinieri del nucleo investigativo a far luce sul caso e a portare all'arresto, a quasi quattro anni di distanza (dopo una prima archiviazione), su quello che sembrava un delitto perfetto. Galgano era stato uno dei primi a essere interrogati subito dopo la denuncia della scomparsa del 27enne, ancora prima del rinvenimento del cadavere. Era infatti lui l'ultimo ad avere incontrato la vittima prima della scomparsa il 7 dicembre 2005. Galgano confermò l'incontro, ma con una serie di omissioni, e nella sua ricostruzione tentò di gettare un'ombra inquietante sulle frequentazioni del socio facendo intendere che avesse rapporti con la criminalità locale. Non trovando riscontri a queste affermazioni, i carabinieri lo riascoltarono qualche giorno dopo e Galgano cambiò versione ma anche questa risultò contraddittoria e fu smontata dalle investigazioni.
Russo e Galgano erano soci della "R&G" un'agenzia che si occupava di pratiche automobilistiche. Ad armare la mano del presunto assassino, per il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone, sarebbe stato un grosso debito (circa 30mila euro per l'acquisto di un'automobile) che Galgano aveva contratto con la vittima. Lo stesso assicuratore avrebbe poi tentato di sviare le indagini dei militari dell'Arma cercando di far passare l'omicidio per un delitto legato alla criminalità organizzata, come fosse una vera e propria esecuzione di stampo mafioso. Molti, secondo la ricostruzione accusatoria, gli indizi che incastrerebbero il 36enne di Squinzano. Il processo è stato aggiornato al prossimo 22 marzo, data in cui vi sarà l'esame del consulente.

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