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Cronaca Maglie

Omicidio di Maglie: “Le lesioni sul corpo dell’assassino compatibili ad arma da taglio”

Lo ha stabilito il medico legale nell’ambito degli accertamenti disposti dalla Procura per verificare il racconto dell’assassino reo-confesso che riferì di essere stato aggredito prima di sparare quel colpo mortale

MAGLIE - Le ferite sul corpo di Simone Paiano, 25 anni di Maglie, e del fratello, sono compatibili a quelle provocate da un coltello e da un machete. Ha risposto così il medico legale Ermenegildo Colosimo nella perizia disposta, lo scorso maggio, dal pubblico ministero Maria Consolata Moschettini, per chiarire se è vero che Paiano fosse stato aggredito a colpi di fendenti dal 28enne Mattia Capocelli e da altre tre persone prima di sparargli contro e ucciderlo.

Non solo. Il medico ha stabilito che i tagli trovati sul giubbino indossato dall’assassino reo confesso, la notte del delitto, il 24 aprile scorso, corrispondono alle lesioni riscontrate sul suo corpo.

Agli accertamenti avevano preso parte anche i professionisti nominati dalle parti: Chiara Candelli (per conto di Paiano, difeso dall’avvocato Dimitry Conte) e Roberto Vaglio (per la famiglia di Capocelli, assistita dagli avvocati Arcangelo, Luigi e Alberto Corvaglia).

Prima agli inquirenti poi al gip Sergio Tosi, il 25enne raccontò di aver raggiunto via don Luigi Sturzo, a Maglie, dopo la chiamata con la quale il fratello gli riferì di essere stato preso in ostaggio dal gruppo di Capocelli. Per questo all’appuntamento si presentò armato. Giunto sul posto, sarebbe stato aggredito e poi partì quel proiettile che raggiunse alla gola il “rivale”. Insomma, stando alla sua versione, non avrebbe voluto ucciderlo, ma avrebbe agito per difendersi. Resta il fatto che per il giudice che convalidò il fermo, manca il requisito essenziale a sostegno della legittima difesa, quello della “necessità”, perché l’indagato avrebbe avuto il tempo per contattare le forze dell’ordine anziché procurarsi un’arma (una calibro 6,35 detenuta illegalmente).
Stando alle indagini, il movente del gesto è da ricondursi ai contrasti maturati tra vittima e assassino riguardo alla gestione del mercato di stupefacenti.

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