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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Russo, diventa definitiva la condanna a 24 anni per l'ex socio

Diventa definitiva, dopo il sigillo della Corte di Cassazione, la condanna a 24 anni di reclusione per Raffaele Galgano, 38enne di Squinzano, accusato dell'omicidio dell'ex socio Luigi Russo, l'assicuratore di 27 anni assassinato a Casalabate il 7 dicembre del 2005

LECCE – Diventa definitiva, dopo il sigillo della Corte di Cassazione, la condanna a 24 anni di reclusione, il massimo della condanna per i reati contestati (poiché non è stata riconosciuta la premeditazione), per Raffaele Galgano, 38enne di Squinzano, accusato dell’omicidio di Luigi Russo, l’assicuratore di 27 anni assassinato a Casalabate il 7 dicembre del 2005.

Russo e Galgano erano soci della “R&G” un’agenzia che si occupava di pratiche automobilistiche. Ad armare la mano del presunto assassino, per il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone, sarebbe stato un grosso debito (circa 30mila euro) che Galgano aveva contratto con la vittima. Lo stesso assicuratore avrebbe poi tentato di sviare le indagini dei militari dell'Arma cercando di far passare l'omicidio per un delitto legato alla criminalità organizzata, come fosse una vera e propria esecuzione di stampo mafioso. Molti, secondo la ricostruzione accusatoria, gli indizi che hanno incastrato il 36enne di Squinzano come esecutore dell’omicidio.

Nel corso dei processi di primo e secondo grado il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone ha evidenziato come vi sia un solido movente, quello economico, alla base dell’omicidio, e un buco di circa 50 minuti nell’alibi di Galgano. Intervallo in cui, secondo l’accusa, sarebbe avvenuto l’omicidio. Vi è poi il frammento di proiettile ritrovato, seppur a distanza di anni, in un muretto a poche decine di metri dal luogo dove fu rinvenuto il cadavere di Russo, nelle campagne di Casalabate. Un proiettile compatibile con le armi sequestrate al presunto assassino. Un luogo, quello dell’omicidio, che l’imputato conosceva bene.

Galgano-3-5Raffaele Galgano fu arrestato la sera del 15 settembre 2009 in un appartamento del centro di Mestre, dove l’uomo si era trasferito da qualche tempo. Furono le pazienti e accurate indagini dei carabinieri del nucleo investigativo, guidati dal capitano Biagio Marro, a far luce sul caso e a portare all’arresto, a quasi quattro anni di distanza (dopo una prima archiviazione), in quello che sembrava quasi un delitto perfetto. Galgano era stato uno dei primi a essere interrogati subito dopo la denuncia di scomparsa del 27enne, ancor prima del rinvenimento del cadavere. Era lui, infatti, l’ultimo ad avere incontrato la vittima prima della scomparsa il 7 dicembre 2005.

Galgano confermò l’incontro, ma con una serie di omissioni, e nella sua ricostruzione tentò di gettare un’ombra inquietante sulle frequentazioni del socio facendo intendere che avesse rapporti con la criminalità locale. Non trovando riscontri a queste affermazioni, i carabinieri lo riascoltarono qualche giorno dopo e Galgano cambiò versione ma anche questa risultò contraddittoria e fu smontata dai riscontri investigativi.

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