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Cronaca

Omicidio Russo: il pm invoca 24 anni di carcere per Galgano

Il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone ha pronunciato la richiesta di condanna in un'aula avvolta da un silenzio irreale e con il volto dell'imputato impassibile. Galgano è accusato del delitto del socio in affari

 

LECCE – “Questo è sì un processo indiziario, ma in cui gli indizi sono gravi, precisi e concordanti, al di là di ogni ragionevole dubbio. Per questo chiedo il massimo della condanna per i reati contestati, a 24 anni di reclusione, poiché non è stata riconosciuta la premeditazione”. Il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone ha chiuso con queste parole la lunga requisitoria nel processo che si sta celebrando dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Lecce per l’omicidio di Luigi Russo, l’assicuratore di 27 anni assassinato a Casalabate il 7 dicembre del 2005. Processo che vede come imputato Raffaele Galgano, 36enne di Squinzano, socio in affari della vittima. Una lunga requisitoria in cui l’accusa ha ripercorso le indagini che hanno portato all’arresto dell’imputato che, presente oggi in aula, ha assistito imperturbabile a tutta l’udienza.

Il pubblico ministero ha sottolineato come vi sia un solido movente, quello economico, alla base dell’omicidio, e come vi sia un buco di 50 minuti nell’alibi di Galgano. Un intervallo in cui, secondo l’accusa, sarebbe avvenuto l’omicidio. Vi è poi il frammento di proiettile ritrovato, seppur a distanza di anni, in un muretto a poche decine di metri dal luogo dove fu rinvenuto il cadavere di Russo, nelle campagne di Casalabate. Un proiettile compatibile con le armi sequestrate al presunto assassino. Un luogo, quello dell’omicidio, che l’imputato conosceva bene.

Raffaele Galgano fu arrestato la sera del 15 settembre 2009 in un appartamento del centro di Mestre, dove l’uomo si era trasferito da qualche tempo. Furono le pazienti e accurate indagini dei carabinieri del nucleo investigativo a far luce sul caso e a portare all’arresto, a quasi quattro anni di distanza (dopo una prima archiviazione), su quello che sembrava un delitto perfetto. Galgano era stato uno dei primi a essere interrogati subito dopo la denuncia della scomparsa del 27enne, ancora prima del rinvenimento del cadavere. Era, infatti, lui l’ultimo ad avere incontrato la vittima prima della scomparsa il 7 dicembre 2005. Galgano confermò l’incontro, ma con una serie di omissioni, e nella sua ricostruzione tentò di gettare un’ombra inquietante sulle frequentazioni del socio facendo intendere che avesse rapporti con la criminalità locale. Non trovando riscontri a queste affermazioni, i carabinieri lo riascoltarono qualche giorno dopo e Galgano cambiò versione ma anche questa risultò contraddittoria e fu smontata dalle investigazioni.Galgano

Russo e Galgano erano soci della “R&G” un’agenzia che si occupava di pratiche automobilistiche. Ad armare la mano del presunto assassino, per il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone, sarebbe stato un grosso debito (circa 30mila euro per l’acquisto di un’automobile) che Galgano aveva contratto con la vittima. Lo stesso assicuratore avrebbe poi tentato di sviare le indagini dei militari dell'Arma cercando di far passare l'omicidio per un delitto legato alla criminalità organizzata, come fosse una vera e propria esecuzione di stampo mafioso. Molti, secondo la ricostruzione accusatoria, gli indizi che incastrerebbero il 36enne di Squinzano. Il processo è stato aggiornato al prossimo 17 maggio, per la conclusione delle arringhe difensive. Poi, i giudici si chiuderanno in camera di consiglio per emettere la sentenza.

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