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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Processo al vigilante che uccise rapinatore, i complici: sparò ad altezza d'uomo

Il 24 gennaio 2007 la rapina ad un bar di una stazione di servizio sulla statale 16 si trasformò in tragedia. Sul posto intervennero due guardie giurate. L’imputato ha sempre sostenuto di aver sparato per difendersi

 

LECCE – E’ tornato in aula, dinanzi ai giudici della Corte d'Assise di Lecce, il processo che vede come imputato Crocefisso Martina, 46enne di Torchiarolo, vigilante in servizio a Campi Salentina, accusato di omicidio volontario per aver provocato la morte di Marco Tedesco, 28 anni, il 24 gennaio 2007.

Quel giorno Tedesco, insieme ad altri tre complici, aveva appena rapinato il bar di una stazione di servizio della Q8 sulla superstrada tra Lecce e Brindisi, all'altezza dell'uscita per Campi Salentina. I quattro, a bordo di una Y10 e di una Fiat Panda, sfondarono con le auto l'ingresso del bar e portarono via alcune stecche di sigarette e del denaro contante. La rapina si trasformò, però, in tragedia. Scattò l'allarme e sul posto intervennero due guardie giurate: con Crocefisso Martina, unico imputato, c'era Francesco Colofeo, di Lecce, che è stato già prosciolto. Marco Tedesco fu raggiunto dalla scheggia di una pallottola esplosa a scopo intimidatorio. Non ebbe scampo e morì poco dopo.

Oggi, dinanzi alla Corte, hanno deposto due dei complici della vittima in quella tragica giornata. Entrambi i testi, rispondendo alle domande del pubblico ministero Carmen Ruggiero, hanno raccontato che stavano cercando di fuggire quando sentirono il primo colpo che, sparato ad altezza d’uomo centro il finestrino dell’auto. Il secondo, invece, non risparmiò Tedesco.

Inizialmente l'imputato era stato rinviato a giudizio per omicidio colposo ed eccesso di legittima difesa dinanzi al giudice monocratico della sezione distaccata di Campi Salentina. Il giudice del Tribunale di Campi, Stefano Sernia, decretò invece la sospensione del processo, chiedendo (in un'ordinanza) all'allora sostituto procuratore Maria Cristina Rizzo (oggi procuratore della Repubblica per i minorenni) di modificare il capo d'imputazione in omicidio volontario, rinviando pertanto gli atti per competenza. Secondo il giudice, infatti, Crocefisso non sparò in aria come ha sempre sostenuto, bensì ad altezza d'uomo e quindi per uccidere. Inoltre, nel corso delle perquisizioni non fu ritrovata alcuna arma in possesso dei complici della vittima, mentre l’imputato dichiarò di aver aperto il fuoco per difendersi.

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