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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Zuccaro, disposta una perizia per stabilire le condizioni di Arseni

Sarà lo psichiatra Oronzo Greco a stabilire se le condizioni di Lorenzo Arseni, 47enne, già condannato in abbreviato a vent'anni di reclusione per dell'omicidio di Gianfranco Zuccaro, siano compatibili con il regime carcerario. I giudici del Riesame conferiranno l'incarico al consulente, il prossimo 2 gennaio

LECCE – Sarà lo psichiatra Oronzo Greco a stabilire se le condizioni di Lorenzo Arseni, 47enne, già condannato in abbreviato a vent’anni di reclusione per dell’omicidio di Gianfranco Zuccaro, siano compatibili con il regime carcerario. I giudici del Tribunale del riesame conferiranno l’incarico al consulente, il prossimo due gennaio. I legali di Arseni, gli avvocati Massimiliano Petrachi e Ladislao Massari, hanno evidenziato le gravi condizioni di salute in cui si trova il loro assistito, che dall’inizio della detenzione ha già peso circa quaranta chilogrammi. L’uomo, emaciato e quasi sfigurato, è praticamente irriconoscibile e dimostra palesi criticità.

Zuccaro fu assassinato la mattina del 7 luglio 2012 nel centro di San Casario di Lecce. Per lui l’accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Antonio De Donno e Roberta Licci, aveva chiesto l’ergastolo dopo aver ricostruito non solo le fasi dell’omicidio, avvenuto nella piazza del paese natale della vittima, dinanzi a decine di testimoni e sotto il sole cocente di una mattinata estiva e tragica. Un contesto mafioso e con premeditazione, secondo l’ipotesi accusatoria, in una vicenda complessa, in cui si intersecano tentate estorsioni, minacce, pestaggi e personaggi legati al mondo della criminalità organizzata locale. Il gup Carlo Cazzella, però, non ha riconosciuto la premeditazione, accogliendo la tesi difensiva dei legali dell’uomo, gli avvocati Massimiliano Petrachi e Ladislao Massari, che nelle loro arringhe hanno confutato le aggravanti contestate dalla pubblica accusa. Riconosciuta dal giudice, invece, l’aggravante della modalità mafiosa. La difesa aveva evidenziato, attraverso circostanze, testimonianze e riscontri, come l’omicidio sia maturato in un contesto di acredini e  forti contrasti personali tra Arseni e Zuccaro.

Arseni ha sempre asserito agli inquirenti di aver agito d’istinto, sparando non per uccidere ma per ferire il suo antagonista. Alla base del tragico fatto di sangue vi sarebbe stata la gelosia. La sera prima dell’omicidio, infatti, il 47enne di San Cesario avrebbe saputo dalla moglie che Zuccaro in più occasioni l’aveva infastidita, rivolgendole avance e apprezzamenti. In alcune occasioni, sempre in assenza del marito, il 37enne di professione bodyguard si sarebbe recato presso l’abitazione della coppia. La domenica mattina del 7 luglio, Arseni avrebbe quindi deciso di incontrare il suo rivale nel bar abitualmente frequentato dallo stesso. Conoscendo la fama del 37enne, un uomo prestante fisicamente e, a suo dire, violento, avrebbe deciso di portare con sé una pistola. La conversazione tra i due sarebbe poi proseguita all’esterno dell’attività commerciale: Zuccaro avrebbe inizialmente negato ogni contatto con la compagna Riesame-4-5dell’arrestato.

Poi, però, mentre i due si stavano separando, il bodyguard (sempre secondo quanto raccontato da Arseni) avrebbe rivolto pesanti apprezzamenti nei confronti della moglie, schernendo il suo interlocutore. L’uomo, accecato dalla gelosia, avrebbe estratto la pistola dal marsupio, sparando una serie di colpi “alla cieca” (senza ricordare quanti). Zuccaro, colpito più volte, è spirato in pochi istanti, dopo essersi trascinato per alcuni metri per le ferite causate da tre colpi di pistola calibro 7.65, che gli hanno trapassato il fegato ed un polmone.

L’omicidio dunque, secondo la versione fornita dall’assassino, non avrebbe alcun mandante e nessuna modalità mafiosa, ma una folle e accecante gelosia, generata dal modo con cui il bodyguard, non solo avrebbe ripetutamente molestato la moglie del killer per mesi, ma lo avrebbe anche offeso di fronte alle sue richieste di chiarimento. 

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