Operazione Labirinto, cadono i sigilli su mezzi e società
Per l’accusa, i beni appartenevano a Saulle Politi e furono intestati fittiziamente alla moglie e alla cognata. Ma la difesa è riuscita a far valere le ragioni delle due donne
MONTERONI - Cadono i sigilli sui beni nei riguardi dei quali, il 3 luglio del 2019, fu disposta la confisca, in considerazione della condanna dell’uomo ritenuto il loro vero proprietario, Saulle Politi, uno dei principali imputati nel processo abbreviato scaturito dall’operazione “Labirinto”.
Ad annullare il provvedimento era già stata la Corte d’Appello di Lecce, in ragione della mancata citazione in giudizio delle persone alle quali risultavano effettivamente intestati quei beni.
La vicenda era così tornata al vaglio di un nuovo gup, la giudice Giulia Proto, che accogliendo le argomentazioni difensive degli avvocati Cosimo D’Agostino, Laura Minosi e Roberto Zanni, rafforzate dalla consulenza di parte svolta dalla commercialista Francesca Rizzo, ieri ha disposto la revoca del sequestro preventivo di: due furgoni, intestati alla moglie di Politi, Simona Tornese, e la “Società Funny Slot S.r.l.” della cognata, agenzia di scommesse sportive, con sede legale a Novoli, e relativo compendio aziendale, un furgone e un immobile a Trepuzzi della stessa società.
Secondo la gup, sono insussistenti entrambi i requisiti necessari alla confisca: quello della prova dell'intestazione fittizia e quello della sproporzione fra i beni di proprietà della due donne e i redditi dichiarati.