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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Galatina

Operazione "Contatto": rinviata l'udienza preliminare, depositate nuove prove

Il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi ha prodotto le intercettazioni relative all'operazione "off side", scattata all'alba

LECCE – Si incrociano sulla strada dell’udienza preliminare le due operazioni condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce nei confronti dei presunti esponenti del clan “Coluccia” di Noha-Galatina, operante nel territorio della provincia di Lecce. Oggi, infatti, nel corso dell’udienza preliminare della maxi operazione denominata “Contatto”, condotta dai carabinieri, il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi ha depositato le intercettazioni e altro materiale contenuto nell’operazione denominata “off side”, condotta dalla polizia, che ha portato all’alba di oggi all’arresto di Luciano e Danilo Coluccia. L’udienza è stata quindi rinviata al 5 giugno, per consentire alla difesa degli imputati di acquisire ed esaminare il nuovo materiale probatorio. Per le richieste di giudizio abbreviato se ne riparlerà prossimamente.

Tra gli imputati Antonio Coluccia, detto “Bullo”, 60enne di Noha, Michele Coluccia, 58 enne, e Giuseppe Salvatore Fiorito, 51 enne di Cutrofiano ritenuti a capo dell’associazione mafiosa per cui alcune settimane fa la Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza di carcerazione disposta dal Tribunale del Riesame, su richiesta della Procura. La nuova udienza è stata fissata per il 25 maggio. Per Luigi Otello Coluccia, detto Gigetto, 71enne assistito dall’avvocato Carlo Martina. Il Riesame a ottobre aveva già confermato la decisione del gip di rigettare la richiesta di custodia cautelare per la mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Nelle carte dell’inchiesta, infatti, non risulta alcun ruolo del 71enne.

Coinvolto nell’operazione anche Luciano Biagio Magnolo, ex assessore comunale ai Servizi sociali di Sogliano Cavour accusato di aver svolto un ruolo all’interno dell’organizzazione. Secondo la ricostruzione investigativa avrebbe canalizzato le risorse pubbliche destinate alle emergenze sociali verso gli affiliati del clan. Avrebbe agevolato la assunzioni di parenti di questi ultimi, dirottando le risorse economiche anche per il mantenimento dei famigliari detenuti. E non è tutto. All’ex esponente politico si contesta anche di essere presumibilmente intervenuto per affievolire le misure cautelari di individui vicini al clan.

L’indagine, condotta nel periodo tra febbraio 2013 e giugno 2016, denominata “Contatto” per le molteplici infiltrazioni a vari livelli, ha consentito di disarticolare una presunta associazione mafiosa. La cellula dell’associazione per delinquere di tipo mafioso documentata e ricostruita attraverso le indagini è risultata essere strutturata secondo uno schema verticistico e composta da 31 soggetti riconducibili alla citata consorteria delinquenziale, con a capo Michele Coluccia, facente parte della “Sacra Corona Unita”. L’attività prevalente del sodalizio è quella del traffico di sostanze stupefacenti, nonché delle estorsioni, dei furti e della detenzione di armi. I proventi di tali attività venivano, in parte, utilizzati anche per il sostentamento dei sodali detenuti; per influenzare e talvolta corrompere pubblici amministratori che assicuravano, anche in cambio della “protezione” e del sostegno dell’organizzazione, agevolazioni economiche per gli affiliati in danno degli effettivi aventi diritto.

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