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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Operazione "Network": nel processo d'appello sconti di pena e assoluzioni

Significativi cambiamenti in secondo grado per gli imputati condannati in abbreviato nell'ambito della maxi operazione della Dda

LECCE – Sconti di pena e assoluzioni per alcuni degli imputati nel processo d’appello relativo all’operazione denominata “Network”, che aveva portato ad un blitz congiunto, al termine di due filoni di indagine condotte dai carabinieri del Ros e dalla Squadra mobile della questura leccese. Denominata “Alta marea” la prima, condotta dal mese di agosto del 2012, fino a maggio 2013, e “Terra d’Acaia”, da aprile 2010 al mese di settembre del 2011, la seconda, le due attività sono confluite in un’unica operazione. Una “rete” che non si riferisce esclusivamente alla collaborazione fra forze dell’ordine, bensì a quella sorta di holding criminale creata dagli indagati, appartenenti in alcuni casi a vari gruppi mafiosi della frangia leccese della Sacra corona unita.

Nove anni la condanna per Alessandro Antonucci e Massimiliano Apollonio; 4 per Angelo Belfiume; un anno e quattro mesi per Pasquale Briganti; 10 per Egidio Buttazzo; 18 anni (in continuazione con un altro processo) per Tonino Caricato; 9 per Mauro Cucurachi; 11 anni e otto mesi per Daniele De Matteis; un anno e 4 mesi per Leo De Matteis; 10 per Anna Oriana Durante; 9 anni e otto mesi per Luca Giannone; 3 anni e quattro mesi per Gioele Greco; 20 (complessivamente in continuazione con un altro processo) per Andrea Leo; 12 (complessivamente in continuazione con un altro processo) per Gregorio Leo; 7 per Antonio Pantaleo Mazzeo; 12 anni e sei mesi per Giuseppe Potenza; 13 anni e quattro mesi per Mirko Ricciato; 4 anni e quattro mesi per Walter Ricciuti; 20 (complessivamente in continuazione con un altro processo) per Luigi Santoro; 9 anni e quattro mesi per Emiliano Sulka; 8 anni e quattro mesi per Andrea Terrazzi; 3 anni e quattro mesi per Antonio Marco Penza, 9 anni per Maria Valeria Ingrosso, 11 anni e otto mesi per Andrea Carmine Pariti.

Confermata la condanna a 8 anni per Maurizio Calogiuri; 2 anni per Eugenio e Rocco Campa; 8 anni per Francesco Mungelli; sei anni per il collaboratore Alessandro Verardi; 3 anni per Maurizio Di Nunzio; 4 mesi per Andrea Fasiello.

Assoluzione, invece, per Graziano De Fabrizio; Bruno De Matteis; Roberto Mirko De Matteis; Roselito Quarta; Veronica Murrone; Cristian Micelli

Tra i difensori gli avvocati Silvio Verri, Benedetto Scippa, Ladislao Massari, Annalisa Prete, Gabriella Mastrolia, Giuseppe Milli, Giancarlo Dei Lazzaretti, Pantaleo Cannoletta, Antonio Savoia, Elvia Belmonte, Francesca Conte, Luigi e Roberto Rella.

L’indagine è una sorta di continuum con le precedenti attività, anche recenti, che hanno infiacchito i gruppi criminali dediti all’estorsione dei titolari di stabilimenti balneari nel basso Ionio. Soltanto lo scorso 18 febbraio, infatti, nel blitz denominato “Tam tam”, furono fermati in 15. Le indagini, in quell’occasione, portarono alla luce di un sodalizio che dalla zona di Ugento, muoveva verso il clan “Vernel” dei fratelli Leo di Vernole.

Il gruppo (nei confronti di molti degli indagati è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Lecce, Alcide Maritati, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce) è ritenuto responsabile, a vario titolo, di associazione mafiosa”, associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di  droga, calunnia, favoreggiamento personale, rapina, estorsione, ricettazione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia e violenza, porto e detenzione illegale di armi, tutti aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

I principali locali sul litorale tra Torre Specchia e San Foca – tra cui i lidi “Caciulara”, “Punta Arenas”, “San Basilio”, “Mediterraneo” e “Kale Cora”, erano tenuti a versare il pagamento del 25 per cento sui ricavi, oltre a concedere l’esclusiva sulla gestione dei parcheggi delle zone circostanti. E non è tutto. Attività di guardiania e  servizi di vigilanza non erano lasciati al libero arbitrio, ma imposti. Una zona, quella, balzata agli onori delle cronache anche per una serie di incendi di natura dolosa, che si verificarono sia nella stagione stiva del 2012, sia in quella dell'anno scorso, ai danni di autovetture e locali.

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