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Cronaca

Operazione "Remetior bis", in silenzio anche l'unica donna arrestata nel blitz

Primi interrogatori nell'inchiesta che ha sgominato un presunto sodalizio ritenuto vicino alla Scu.Non parla Marianna Carrozzo, compagna di Luggeri. La donna, secondo gli inquirenti, "avrebbe ricoperto un ruolo di 'referente esterno' del marito detenuto

LECCE – “Le donne hanno avuto sempre un ruolo determinante nell'assetto criminale e negli affari della Sacra corona unita, sin dagli albori e dalla sua nascita per mano e progetto di Pino Rogoli. La Scu, infatti, nasce e si sviluppa in carcere e necessita dell'apporto delle mogli dei detenuti, capaci di garantire la forza dell'associazione all'esterno attraverso il “nome” e il vincolo parentale. La figura femminile si dimostra affidabile e fedele”.

Un assioma, quello del procuratore Cataldo Motta, una vita trascorsa in prima linea nella lotta alla quarta mafia pugliese, che sembra trovare applicazione e conferma nell'operazione denominata “Remetior bis”, che all’alba di ieri scorso ha sgominato, con l'esecuzione di 15 ordinanze di custodia cautelare, un presunto sodalizio criminale contiguo alla Sacra corona Unita (quello legato alle figure di Salvatore Caramuscio, detto Scaramau, e Leandro Luggeri, entrambi detenuti).Marianna Carrozzo-2 Oggi, dinanzi al gip Simona Panzera, è comparsa nel carcere di Borgo San Nicola, per l'interrogatorio di garanzia, anche l’unica donna arrestata nel corso dell'operazione. Tra loro Marianna Carrozzo, 37enne di Trepuzzi, compagna di Luggeri.

La donna, secondo gli inquirenti, "avrebbe ricoperto un ruolo di “referente esterno” del marito detenuto, partecipando alla movimentazione dei proventi derivanti dalle attività illecite, e fungendo da direttrice di tutte le attività relative all’approvvigionamento e lo spaccio di stupefacenti. La 37enne non ha risposto alle domande del giudice, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Hanno scelto la via del silenzio anche altro quattro degli arrestati: Marco Perrone, 22 anni di Lecce; Cosimo Spagnolo, 44 anni, di Trepuzzi; Angelo Vincenti, 22enne di Trepuzzi e Cristian Lazzari, di 30. Ha risposto alle domande del gip, invece, Andrea Perrone, che ha cercato di scagionare il fratello Leonzio. E anche lui, da parte sua, ha dichiarato di non avere nulla a che fare con le amicizie del fratello. Gli interrogatori proseguiranno nella giornata di domani.

Gli arrestati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, rapina a mano armata, detenzione e porto abusivo d’armi, lesione personale, furto, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e favoreggiamento personale. I provvedimenti sono stati disposti dal gip del Tribunale di Lecce, Simona Panzera, su richiesta del sostituto procuratore di Lecce, Alessio Coccioli, e del procuratore aggiunto di Brindisi Nicolangelo Ghizzardi.

Il gip del Tribunale di Lecce ha messo in evidenza alcuni inquietanti elementi emersi nell’ambito delle numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, queste ultime effettuate negli ambienti carcerari e nelle stesse aule del tribunale. Addirittura in occasione delle udienze in tribunale, infatti, gli indagati e alcuni dei loro famigliari erano soliti non soltanto impartire ordini circa i loro affari, ma disponevano persino le spedizioni punitive. Gambizzazioni comprese.

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