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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Operazione "Vortice-Déjà Vu", nuove richieste di condanna da parte dell'accusa

E’ iniziata oggi, nell'aula bunker di Borgo San Nicola, la requisitoria del procuratore generale nel processo d’appello

LECCE – E’ proseguita oggi, nell’aula bunker di Borgo San Nicola, la requisitoria del procuratore generale nel processo d’appello scaturito dalla maxi operazione denominata “Vortice-Déjà vu”. In primo grado il gup Stefano Sernia ha inflitto condanne per circa quattro secoli di carcere. L’accusa ha chiesto la conferma delle seguenti condanne: 6 anni e otto mesi per Simone Casilli; 2 anni per Vladimiro Cassano; 8 anni e otto mesi per Patrick Colavitto, 35, di Brindisi; un anno per Mario Conte, 34enne di Squinzano; 3 anni per Gianluca De Blasi di Novoli; 6 anni e due mesi per Damiano De Blasi, 25, di Trepuzzi; 6 anni e sei mesi per Danilo De Santis. La requisitoria proseguirà il prossimo 27 settembre.

Nel collegio difensivo, gli avvocati: Rita Ciccarese, Ladislao Massari, Antonio Savoia, Mario Ciardo, Alberto Gatto, Viola Messa, Elvia Belmonte, Francesca Conte, Donata Perrone, Francesco Cascione, Alessandro Cavallo e Carlo Raho.

Traffico internazionale di stupefacenti, estorsione e usura al centro delle indagini partite dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce e condotte insieme ai colleghi del Ros di Lecce. Alla complessa attività hanno partecipato i colleghi del Reparto operativo e quelli della compagnia di Campi Salentina. Le ricostruzioni investigative hanno portato all’esecuzione, a novembre scorso, di 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dalla direzione distrettuale antimafia per associazione di tipo mafioso e altri reati.

L’indagine “Déjà vu”, cui è poi seguita quella denominata “Vortice” e condotta dai carabinieri del Ros, al comando del colonnello Paolo Vincenzoni, ha delineato le nuove rotte del traffico di sostanze stupefacenti. Un mercato fiorente destinato a rifornire le piazze del nord Salento, fino a Lecce, Brindisi e Taranto. Un mercato redditizio capace di portare a una nuova della nuova fase della Scu salentina: la pax mafiosa. Una nuova strategia dell’appianamento dei contrasti e dell’abiura della guerra, capace di fornire un nuovo terreno fertile alle strategie criminali che, seppur in forma molto più sommersa rispetto al passato, tendono alla conquista del territorio e degli interessi economici. Accordi e interessi capaci di appianare i contrasti, dopo quasi un quarto di secolo, tra due clan storici: i Tornese e i De Tommasi.

Nell’ambito delle indagini anche i retroscena del duplice tentato omicidio di Luca Greco e Marino Manca, avvenuto nel pomeriggio dell'8 settembre del 2012 (18 anni di reclusione la condanna inflitta a Salvatore Milito in primo grado). Milito avrebbe estratto una pistola, cercando di colpire Manca, ma invano, perché l'arma si sarebbe inceppata, permettendo a questi di fuggire. Più sfortunato sarebbe stato Greco, intrappolato in casa e impossibilitato a fuggire: l’arrestato lo avrebbe prima colpito con il calcio della pistola e poi con un coltello, ferendolo gravemente. L’agguato sarebbe maturato, secondo l’ipotesi accusatoria, proprio nell’ambito di contrasti legati alla supremazia territoriale di gruppi criminali operanti nel comune di Squinzano e nelle zone limitrofe. Un regolamento di conti commissionato, secondo quanto emerso nell’operazione, proprio da Sergio Notaro e Cyril Cedric Savary.

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