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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Operazione "Vortice-Déjà Vu", prime richieste di condanna da parte dell'accusa

E’ iniziata oggi, nell’aula bunker di Borgo San Nicola, la requisitoria del procuratore generale nel processo d’appello

LECCE – E’ iniziata oggi, nell’aula bunker di Borgo San Nicola, la requisitoria del procuratore generale nel processo d’appello scaturito dalla maxi operazione denominata “Vortice-Déjà vu”. In primo grado il gup Stefano Sernia ha inflitto condanne per circa quattro secoli di carcere. L’accusa ha analizzato le prime cinque posizioni, chiedendo la conferma della condanna per Alessandra Bruni (4 anni e sei mesi); Gianluca Candita, 44enne di Torchiarolo (14 anni e quattro mesi); Vincenzo Carone, 57enne di Mesagne (4 anni). Nove anni la pena richiesta per Saida Bruni, detta Margot, di 22 anni (7 anni e quattro mesi); 8 anni per Fabio Caracciolo (6 anni e quattro mesi). La requisitoria proseguirà il prossimo 5 luglio.

Nel collegio difensivo, gli avvocati: Rita Ciccarese, Ladislao Massari, Antonio Savoia, Mario Ciardo, Alberto Gatto, Viola Messa, Elvia Belmonte, Francesca Conte, Donata Perrone, Francesco Cascione, Alessandro Cavallo e Carlo Raho.

Traffico internazionale di stupefacenti, estorsione e usura al centro delle indagini partite dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce e condotte insieme ai colleghi del Ros di Lecce. Alla complessa attività hanno partecipato i colleghi del Reparto operativo e quelli della compagnia di Campi Salentina. Le ricostruzioni investigative hanno portato all’esecuzione, a novembre scorso, di 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dalla direzione distrettuale antimafia per associazione di tipo mafioso e altri reati.

L’indagine “Déjà vu”, cui è poi seguita quella denominata “Vortice” e condotta dai carabinieri del Ros, al comando del colonnello Paolo Vincenzoni, ha delineato le nuove rotte del traffico di sostanze stupefacenti. Un mercato fiorente destinato a rifornire le piazze del nord Salento, fino a Lecce, Brindisi e Taranto. Un mercato redditizio capace di portare a una nuova della nuova fase della Scu salentina: la pax mafiosa. Una nuova strategia dell’appianamento dei contrasti e dell’abiura della guerra, capace di fornire un nuovo terreno fertile alle strategie criminali che, seppur in forma molto più sommersa rispetto al passato, tendono alla conquista del territorio e degli interessi economici. Accordi e interessi capaci di appianare i contrasti, dopo quasi un quarto di secolo, tra due clan storici: i Tornese e i De Tommasi.

Nell’ambito delle indagini anche i retroscena del duplice tentato omicidio di Luca Greco e Marino Manca, avvenuto nel pomeriggio dell'8 settembre del 2012 (18 anni di reclusione la condanna inflitta a Salvatore Milito in primo grado). Milito avrebbe estratto una pistola, cercando di colpire Manca, ma invano, perché l'arma si sarebbe inceppata, permettendo a questi di fuggire. Più sfortunato sarebbe stato Greco, intrappolato in casa e impossibilitato a fuggire: l’arrestato lo avrebbe prima colpito con il calcio della pistola e poi con un coltello, ferendolo gravemente. L’agguato sarebbe maturato, secondo l’ipotesi accusatoria, proprio nell’ambito di contrasti legati alla supremazia territoriale di gruppi criminali operanti nel comune di Squinzano e nelle zone limitrofe. Un regolamento di conti commissionato, secondo quanto emerso nell’operazione, proprio da Sergio Notaro e Cyril Cedric Savary.

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