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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Otranto

Otranto e il parco costiero. Legambiente: “Ognuno fa quello che gli pare”

Ambientalisti accendono la luce sullo stato dei luoghi in un viaggio ideale sul territorio, da Badisco ad Alimini, segnalando contraddizioni e criticità: "Ricchezze ambientali preziose e vulnerabili. È tempo di scelte strategiche"

OTRANTO – “Ognuno fa quello che gli pare”. Recitava così il verso di un brano di Max Gazzè, nell’omonimo album pubblicato dopo l’11 settembre del 2001. Eppure oggi i rappresentanti del circolo di Legambiente Otranto prendono in prestito quell’espressione per sintetizzare quel che accade sul territorio di un comune, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’ente parco costiero.

Qualcosa evidentemente scricchiola, nei meccanismi di tutela e la superficie “chic” da paradiso in terra non sembra essere fedele, secondo il giudizio degli ambientalisti, a quel che sta in profondità. Così, in un viaggio ideale sui luoghi che rappresentano il territorio, emerge una fotografia a tinte fosche, che è il caso di non sottovalutare.

Si parte da Porto Badisco. Gli ambientalisti si chiedono che fine abbia fatto la Grotta dei Cervi, non fisicamente, visto che la sua collocazione (rigorosamente in un terreno privato) è nota, ma il progetto di fruizione di un tesoro storico ed archeologico, che rischia di restare incagliato nel suo regime di “inaccessibilità”. Tutto intorno, il territorio si caratterizza per la modifica del paesaggio, la scomparsa di flora e fauna, l’alterazione dei luoghi: “Un deserto lunare – precisa Giorgio Miggiano, responsabile del circolo -, diventata una pianura padana. Per fare cosa poi? Campi di fieno e di angurie?”.

Da Porto Badisco si risale a Sant’Emiliano, cuore del parco costiero. La località, come dimostra una fitta galleria fotografica a disposizione degli ambientalisti, non è salvaguardata adeguatamente, a terra dove gli spietramenti rappresentano un pericolo, ma soprattutto in mare, dove vi è una costante “aggressione” di barche e gommoni di ogni dimensione, con tutto ciò che comporta a livello di deterioramento dei luoghi: “C’è un paradiso distrutto sotto il fondale - chiariscono gli ambientalisti -, dove regna il deserto ed è tutto arato. Non si può far finta che tutto vada bene”.

Si risale, quindi, a Palascia, il posto più fotografato e dove le simbologie attorno al faro si sprecano. La realtà, invece, è molto più amara, perché quell’emblema, al centro di una lunga battaglia giuridica, rischia il collasso, nonostante gli investimenti (si parla di oltre un milione di euro utilizzati) e l’affidamento all’università del Salento per la realizzazione di un museo dell’ecosistema mediterraneo. Il faro da anni è chiuso: “Adesso – commentano gli ambientalisti – serve un altro milione di euro per recuperarlo”. Legambiente ricorda, inoltre, che nel 2009 si era giunti ad un accordo per la realizzazione di un centro di educazione ambientale in loco: “Abbiamo le chiavi – spiegano -, ma non siamo potuti entrare”.

Da Palascia alle Orte. Il pensiero si volge alle boe “intelligenti”, un progetto sbandierato ai quattro venti, ma naufragato anzitempo. “Di riflesso – raccontano – ora l’area è un parco-parcheggio, senza controllo”. C’è poi il laghetto di bauxite, altro posto del “cuore”, immortalato da numerosi scatti ogni giorno: eppure, nonostante la sua particolarità, nessuna indicazione è stata posta dall’ente parco. Interessante, invece, riscontrare che, laddove una cartellonistica esista, le indicazioni siano affidate alla “libera interpretazione” (viste le lavagne lignee vuote) o all’esegesi artistica (osservando le colonne in ferro arrugginito, dalle forme più varie, ispirate a chissà quale maestro d’arte contemporaneo, ndr).

Il luogo è sporco e andrebbe messo in sicurezza “come noi – spiegano gli ambientalisti – chiediamo da tempo”. Altro problema è l’invasione di camper nel periodo di agosto: “Ne abbiamo contati e fotografati in media 40 al giorno, oltre alle tende”.

Si arriva, quindi, in città, dove la mobilità resta “insostenibile” e i “parcheggi” sono disseminati ovunque all’interno: “È stata abortita l’idea dei parcheggi satellite – asseriscono -, impegnando le aree interessate in costruzioni e cemento”.

Caos per gli ambientalisti nella gestione del regolamento comunale sugli eventi nei locali, che sarebbe disatteso, e sugli spazi pubblici, con un “vergognoso” utilizzo degli stessi e l’assenza di controlli: “C’è una questione oggettiva – spiegano – e che, cioè, non è concepibile che si utilizzi denaro pubblico per affidare spazi a singoli privati”. Il riferimento è principalmente (ma non esclusivamente) alla gestione degli spazi pubblici sul lungomare rifatto in questi anni.

Dal centro si risale al Nord, fino ad Alimini, dove l’analisi è durissima: “Un territorio agricolo è stato sottratto all’agricoltura – puntualizzano - per costruire falsi agriturismi e false case coloniche, nonostante siamo in una zona Sic”. E poi ci sono le discoteche, l’occupazione della battigia, i parcheggi nelle pinete o lungo la strada (con viabilità spesso interdetta), la ripiantumazione promessa e mai effettuata. Ed ancora situazioni igieniche precarie, con spiagge libere, ridotte a corridoi senza il rispetto delle percentuali di legge, e sporche.

Tante sono le segnalazioni di accampamenti sulle dune, con deiezioni, aperture di strade tra la macchia: “Questo è un territorio fuori controllo – tuonano – dove spesso ognuno fa come gli pare. Noi comprendiamo le difficoltà dei comuni e la vastità della costa, ma bisogna anche che ci decidiamo una volta per tutte a comprendere quale sia la direzione da seguire”.

Gli incendi ad Orte e nella valle dell’Idro delle ultime settimane, così come il caso della chiazza di petrolio dovrebbero accendere delle “spie” e rappresentare motivi di riflessione per tutti: “Abbiamo visto – sottolinea Miggiano – quanto siano preziose le ricchezze ambientali e quanto possiamo essere vulnerabili. Da un giorno all’altro, rischiamo di non avere più nulla di quello che ci è stato consegnato. Questo ci dovrebbe impegnare a delle scelte ponderate, attente, di reale tutela dei beni”.

Appare inconcepibile, secondo gli ambientalisti, in questo discorso, che sia stata tolta per motivi di accentramento una postazione dei vigili del fuoco. Allo stesso tempo, viene chiesto un atteggiamento diverso alla Regione, alla Provincia di Lecce, al Comune di Otranto e all’ente parco: “Se davvero il parco costiero è ritenuto fondamentale, non possiamo tacere il fatto che il denaro pubblico finora è stato speso in maniera inadeguata: l’area è sporca e meriterebbe pulizia, la cartellonistica è fatiscente, i progetti non sono mirati. Altrimenti lasciamo perdere quest’idea del parco”. “Siamo ad un punto di non ritorno – concludono gli ambientalisti -, soprattutto qui, ad Otranto, in questa fase dove è prossima l’approvazione del Pug: le decisioni di oggi sono strategiche per il futuro di tutti”.

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