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Cronaca Trepuzzi

Otteneva merce gratis forte dei suoi trascorsi mafiosi: a processo

Giudizio immediato per Emiliano Vergine, il 42enne di Trepuzzi arrestato lo scorso luglio per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Due le vittime accertate dall’inchiesta

TREPUZZI - Forte del suo passato criminale avrebbe ottenuto merce, anche a domicilio, senza versare neppure un centesimo. E’ questa l’accusa, di estorsione con metodo mafioso, dalla quale dovrà difendersi Emiliano Vergine, 42 anni, di Trepuzzi,  nel processo che si aprirà il prossimo 2 dicembre dinanzi ai giudici della seconda sezione penale. Lo ha stabilito con un decreto di giudizio immediato il gip Simona Panzera, in sostituzione del collega Edoardo D’Ambrosio che firmò l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi riguardi, eseguita lo scorso luglio dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Campi Salentina.

Sono due gli imprenditori che sarebbero stati vessati dal 42enne: il primo, titolare di una pizzeria a Trepuzzi, in più occasioni, sarebbe stato costretto a consegnargli bibite e rosticceria per un totale di 3mila euro. Non solo. Avrebbe ricevuto anche l’ordine, tramite un suo dipendente, di mentire ai militari qualora gli avessero chiesto informazioni:  avrebbe dovuto dire che era sempre la moglie a fare gli ordini e che la merce veniva pagata regolarmente. Il secondo imprenditore, invece, proprietario di un negozio di elettrodomestici, a Squinzano, non avrebbe ricevuto l’importo dovuto.

La partecipazione di Vergine alla frangia della Sacra Corona Unita attiva nei territori di Campi Salentina e Squinzano, accertata con sentenza passata in giudicato, ha pesato non poco nell’inchiesta, perché è questa che, secondo l’accusa, l'avrebbe agevolato nel perseguire i suoi obiettivi. Ma è proprio da questo passato che l’indagato prese le distanze durante l’interrogatorio di garanzia: precisò come nell’ultima sentenza (scaturita dall’operazione “Vortice Déjà Vu”) che lo interessa (prodotta dall’avvocato difensore Rita Ciccarese) sia stato ritenuto responsabile di traffico di sostanze stupefacenti, ma non di associazione mafiosa, reato per il quale fu, invece, condannato nel 2003.

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