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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Ottiene i domiciliari il giudice arrestato, il gip: non c'è stata concussione

Ha lasciato il carcere Marcella Scarciglia. Il gip ha convalidato l'arresto avvenuto martedì pomeriggio e attenuato la misura cautelare nei confronti del got, modificando l'accusa

LECCE – Ha lasciato il carcere Marcella Scarciglia, la 44enne residente a Veglie, giudice onorario in servizio presso la seconda sezione del Tribunale civile di Lecce, arrestata per concussione martedì pomeriggio. Dopo l’udienza di venerdì mattina il gip Carlo Cazzella ha convalidato l’arresto e concesso gli arresti domiciliari, accogliendo l’istanza dei legali della donna, gli avvocati Giuseppe Corleto e Antonio Malerba. Nel suo provvedimento il gip ha modificato il capo d’accusa da concussione a induzione indebita a dare o promettere utilità. Per quanto riguarda le esigenze cautelari, per il giudice Cazzella permane la possibilità di reiterazione del reato, non essendo ancora stato notificato il provvedimento di sospensione dall’incarico di got. Da qui gli arresti domiciliari, mentre Il pubblico ministero Paola Guglielmi, titolare del procedimento, ha chiesto la conferma del carcere.

L’interrogatorio e la confessione

Nel corso di un lungo interrogatorio, durato poco più di un’ora, Scarciglia ha risposto alle domande del giudice, fornendo la propria versione dei fatti e ammettendo le proprie responsabilità, spiegando di aver agito spinta da una difficile situazione economica. Il got (giudice onorario togato) avrebbe chiesto una somma di denaro a un consulente cui ha affidato due perizie. Il professionista, un grafologo iscritto all’albo dei consulenti, ha poi denunciato la richiesta alla polizia giudiziaria.

La richiesta di denaro

Nel giugno del 2017 il consulente deposita la prima perizia. Passano i mesi e la consulenza non viene liquidata. L’uomo, il 18 marzo scorso, deposita la seconda consulenza e chiede spiegazioni al cancelliere del giudice. Il cancelliere gli riferisce di chiarire la vicenda direttamente con il got che, alla presenza del grafologo, convoca il legale di una delle parti per chiedere “se la consulenza fosse andata bene”. Ricevuta risposta affermativa il giudice rassicura il perito sull’immediata liquidazione dei compensi delle consulenze. In realtà solo la prima viene liquidata il giorno stesso, per la seconda trascorrono due mesi e un nuovo incontro, in cui Scarciglia dice al consulente di “mettere da parte qualcosa”. Si arriva dunque alla settimana corsa, il giudice convoca il perito in Tribunale per discutere di un altro procedimento e gli chiede se ha incassato il compenso per le precedenti consulenze. Alla risposta affermativa scatta la richiesta di denaro, “un pensiero, 1.500 euro”, promettendo un intenso rapporto di collaborazione.

La trappola e il blitz

Il consulente sembra accettare, ma decide di denunciare tutto, e per Scarciglia scatta la trappola. Martedì pomeriggio alle 16, dopo aver ricevuto una conferma telefonica, si presenta a casa del giudice a Veglie con una busta contenente 25 banconote (5 da 100 e 20 da 50) segnate. Subito dopo la consegna del denaro da parte del perito, nell’abitazione del giudice scatta il blitz della polizia. Gli agenti arrestano la donna in flagranza di reato, recuperando il denaro da un armadio in camera da letto.

Altri aspetti inquietanti

Nello stesso procedimento risulta indagato il cancelliere del Tribunale. L'indagato è stato sentito a lungo dagli inquirenti alla presenza del suo legale, l'avvocato Donato Mellone. Il gip nel suo provvedimento definisce “inquietante” il coinvolgimento del cancelliere, la convocazione del legale di una delle parti per chiedere se la consulenza fosse di suo gradimento e la richiesta di aiuto al consulente per la redazione della sentenza. Aspetti ora al vaglio degli inquirenti.

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