rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

"Papira", furti in serie: l'accusa invoca mezzo secolo di carcere per quindici

Alla base una presunta associazione dedita al furto di rame nei campi fotovoltaici, presso cimiteri e campi sportivi, ma anche nelle abitazioni, di slot-machine nei bar. L'operazione nacque anche dopo un curioso aneddoto riguardante un asino

LECCE – Pene per quasi mezzo secolo di carcere sono state chieste dall’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Carmen Ruggiero, per i quindici imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato nell’ambito dell’operazione denominata "Papira", per una presunta associazione dedita al furto di rame nei campi fotovoltaici, presso cimiteri e campi sportivi. Ma sono accusati anche di furti nelle abitazioni, di slot-machine nei bar e di estorsione.

Sei anni la pena invocata per Quintino Causo, 49 anni, di Ugento ma residente a Casarano; 3 anni e sei mesi per Salvatore Protopapa (29), di Casarano; 4 anni e sei mesi per: Emanuele Zompì (23), di Casarano; Alessio Ciriolo (22) di Poggiardo ma residente a Casarano; e Cristian Giovanni Causo, 27, di Casarano. Due anni e sei mesi per Alessandro Zompì (28), di Casarano nel 28; 2 anni e otto mesi per Antonio Afendi (22) di Casarano nel 22; 1 anno e tre mesi per Pietro Bevilacqua, 27, di Casarano; 1 anno per Rocco Bevilacqua, 23, di Melissano; 1 anno e due mesi per Salvatore Emanuel Causo, 24, di Casarano; Mauro Coroneo, 26, di Galatina e Simone Alfarano (23) di Casarano; 1 anno e sei mesi per Antonio Damiano Ciriolo, 45, di Casarano; 1 anno e otto mesi per Morris Ciriolo, 23, di Casarano; nove mesi per Giovanni Valentino, 36, di Casarano.

Sabrina Angilè, 38enne, nata in Germania ma residente a Casarano ha già patteggiato una condanna a 2 anni e quattro mesi di reclusione. Cristian Causo (25) di Nardò, residente a Casarano, sarà invece giudicato con il rito ordinario per l’accusa di tentato furto.

Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Attilio De Marco, Mario Coppola, Roberto Bray, Rocco Rizzello, Emanuele Legittimo, Ida Giannelli, Ernesto Licci, Selene Mariano, Gianluca Musca, Carmela Palese, Arcangelo Corvaglia, Velia Pennetta e Carmela Palese.

“Papira” è il nome dell’asino che da diversi anni veniva impiegato nel presepe vivente di Tricase, divenuto vittima sacrificale di un’abbuffata di carne del gruppo criminale. Durante una intercettazione ambientale, infatti, il padre e il fratello di uno degli arrestati, riferiscono di aver rubato l’animale, trasportato a bordo di un camion a Casarano e poi di averlo ammazzato e macellato.

La carne della povera bestia è stata poi cucinata e la pietanza fatta recapitare all’interno della Casa circondariale di Lecce in omaggio ai familiari e amici dei detenuti.

L’indagine trae origine dagli arresti effettuati a Maglie, presso l’ex deposito dell’Enel, per il tentato furto di rame del 31 agosto 2011 (in cui furono arrestate 3 persone) e del 6 novembre 2011 (in cui furono arrestate 2 persone). Le immediate attività investigative hanno consentito di svelare, da subito, l’esistenza di una vera e propria associazione, con base a Casarano, rivolta principalmente ad attività predatorie presso campi fotovoltaici.

Gli arrestati nell'operazione del maggio 2013

Il lavoro del nucleo operativo della compagnia di Maglie inizia proprio nel gennaio 2011, mese in cui i furti ai danni degli impianti fotovoltaici si rivelano piuttosto consistenti, in particolare nella zona tra Soleto, Sternatia e Zollino. Le ipotesi investigative, quindi, cercano di legare i due furti di rame del gruppo criminale all’ex deposito dell’Enel di Maglie alle innumerevoli ruberie di rame del territorio.

L’attività, terminata ad aprile 2012 e supportata non solo da operazioni tecniche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali anche in carcere, ma anche da riscontri e sequestri effettuati presso i raccoglitori di rame, fa emergere da subito un’articolata organizzazione che nasce a Casarano, epicentro del sodalizio criminale, per la presenza di Quintino Causo, a capo dell'organizzazione. Il quale, essendo alle dipendenze di un servizio di vigilanza presso i campi fotovoltaici, avrebbe sfruttato il suo lavoro per indicare agli altri, compreso il figlio, Cristian Giovanni Causo, i colpi da effettuare e soprattutto le modalità per entrare nei campi in tutta tranquillità.

Il gruppo criminale, stando a quanto scoperto dai militari, avrebbe operato nel 2011 in tutto il Sud Salento, effettuando ogni tipologia di furto di rame presso i campi fotovoltaici, ma anche nei cimiteri e nei campi sportivi. Ma a partire da ottobre sempre di quell’anno, dopo i primi arresti - con il numero dei componenti l’organizzazione che diminuisce - gli obiettivi cambiano: si ruba nelle chiese, nei bar e nelle abitazioni. L’attività investigativa si concluse con l’arresto, avvenuto l’8 marzo, dello scorso anno di Alessio Ciriolo, Emanuele Zompì, Cristian Giovanni Causo e Cosimo Giorgino per furto in abitazione a Casarano. L’indagine portò anche alla denuncia di altri dieci soggetti, responsabili a vario titolo dei vari colpi insieme al gruppo ma non facenti parte dell’associazione.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Papira", furti in serie: l'accusa invoca mezzo secolo di carcere per quindici

LeccePrima è in caricamento