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Cronaca

Nel cantiere del Parco delle mura urbiche: la storia diventa prospettiva

Con una guida d'eccezione, il professor Paul Arthur, alla scoperta del recupero delle fortificazioni che saranno presto un'area archeologica interamente fruibile

LECCE - L'ingresso nord di Lecce sta per cambiare definitivamente volto. Con il recupero dell'ex convento degli Agostiniani, del bastione e del fossato, l'arrivo in città dei turisti verrà salutato da una prima carezza della storia, quasi a riparare la ferita inferta alla città con la ragnatela di pali e tralicci del filobus. Sarà un'accoglienza stimolante, una degna anticamera di quello che riserva il centro storico propriamente detto.

In quello che è il cantiere del Parco delle Mura Urbiche, giunto ad una fase oramai avanzata, si è svolta oggi una visita particolare, programmata nell'ambito dell'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola di specializzazione in Beni Archeologici "Dino Adamesteanu" dell'Università del Salento. A condurla il direttore, Paul Arthur, coadiuvato dall'architetto Patrizia Erroi, responsabile dell'ufficio Centro Storico del Comune di Lecce. Insieme stanno coordinando il recupero del maniero militare costruito nel XVI secolo da Giangiacomo dell'Acaya, voluto dal governatore di Terra d'Otranto, don Ferrante Loffredo, per conto del vicerè di Napoli, don Pietro di Toledo. 

Nel corso dei lavori sono venute fuori piccole e grandi sorprese: da un pentagramma inciso nelle mura interne da qualche guardia amante della musica, ad una strada di 140 metri di età romana, realizzata tra il II e il III sec. avanti Cristo e utilizzata probabilmente fino al '500. Ma le vicende storiche non sempre si susseguono in maniera lineare, il più delle volte anzi si sovrappongono, si intersecano, proprio come fa quel fossato che taglia il sentiero romano in due parti, lasciando intravedere anche il principio di una cinta muraria che si ritiene di età federiciana. In realtà un fossato c'è anche nei sotterranei del bastione, si tratta anzi del principio di un'opera che fu poi interrotta per seguire un'altra idea di edificazione a scopi difensivi.

L'intento di tutto il lavoro di recupero è quello di lasciare piena testimonianza tangibile di questo mosaico, con la valorizzazione di un'area archeologica completamente fruibile. Per il professor Arthur, del resto, i cento anni intercorsi tra la prima metà del Quattrocento e la prima del Cinquecento hanno cambiato la storia: la fine dell'impero ottomano, la riforma luterana, la scoperta delle Americhe rappresentano i passaggi salienti verso il mondo moderno, verso una storia per la prima volta globale. Alla luce di questa premessa teorica vorrebbe trasformare i vani interni del bastione in percorsi allestiti in modo tale che ciascun visitatore, da qualunque parte del mondo provenga, possa riconoscere in quel luogo un pezzo del proprio mondo. 

Ed è un'intuizione quasi profetica quella del docente britannico, modi gentili e sigaretta sempre tra le dita, perché sembra voler indicare alla città che lo ha adottato la strategia più intelligente per valorizzare il suo ingente patrimonio: bisogna evitare di chiudersi in sé stessi, di accontentarsi dell'autocontemplazione e aprirsi invece ad un vivace e continuo scambio cambiando anche il modo, pigro e burocratico, di proporsi a chi viene con curiosità e sete di cultura.

Lecce con altre città del Mezzogiorno condivide certamente una campionario di problemi economici e sociali radicati, che con la crisi economica generale degli ultimi anni si sono addirittura acuiti sotto la coltre di un'apparente normalità e tendenza alla minimizzazione. Ma, a differenza di molti altri contesti meirdionali, ha un potenziale enorme sul quale cammina, spesso sonnecchiosamente o inconsapevolemente, rivelando quell'atavica indolenza che poi si riflette, per esempio, anche nella pessima gestione del suo litorale.

Cambia volto l'ingresso nord della città

Il patrimonio storico e artistico cittadino, coniugato con un sapiente utilizzo delle riserve naturali costiere in una concezione di sistema, rappresenta l'unico vero volano di sviluppo possibile e sostenibile per Lecce e il Salento. Non più, come è adesso, un generatore di ricchezza per pochi (lungimiranti o predoni), ma un moltiplicatore di reddito per un intero tessuto urbano con l'università, con l'indotto delle strutture ricettive e dei locali pubblici, con la valorizzazione dei contenitori museali e culturali che significa anche interazione con le esperienze artistiche e musicali del territorio. In altre parole, cultura e turismo, governate con una visione coraggiosa nell'interesse della collettività, sono le basi di una prospettiva anche in termini occupazionali. Diranno che non è realistica una prospettiva di questo genere, che ci vorrebbe comunque molto tempo, ma in realtà è il mondo che impone questi cambiamenti, che piaccia o no a chi teme questo scenario come la Caporetto delle proprie certezze (e dei propri privilegi).

La classe dirigente che verrà nei prossimi mesi dovrebbe pensare a tutto questo come a un grande disegno di riconversione territoriale smettendo di seguire l'inerzia dei tempi - come se tutto fosse scontato e in un certo senso naturale - per cercare invece di anticipare le scelte strategiche, quelle che sono in grado di trasformare in sistema ciò che puzza ancora pericolosamente di moda e di consumo usa e getta. Che questa intuizione possa inverarsi è solo una speranza: gli esordi della campagna elettorale sono di una tristezza con pochi precedenti.

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