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Cronaca

Forzò posto di blocco temendo rapina, patteggia a 2 anni e dieci mesi

Il 36enne, originario di Campi Salentina, fu fermato a metà settembre dagli uomini delle fiamme gialle. I militari lo inseguirono, trovando una piantagione di marijuana in un terreno adiacente alla sua abitazione, assieme a un piccolo arsenale. Essendo incensurato la condanna è stata lieve

LECCE – Ha patteggiato una condanna a 2 anni e dieci mesi Leonardo Borelli, 36enne di Campi Salentina, arrestato a settembre scorso dai militari della guardia di finanza dopo aver forzato, alla guida della sua moto, nelle campagne di Novoli un posto di blocco da una pattuglia delle fiamme gialle. Una condanna lieve a fronte delle accuse di detenzione di sostanze stupefacenti, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e detenzione illecita di armi. Il gip Antonia Martalò, condividendo in gran parte la linea difensiva dell’arrestato, assistito dagli avvocati Francesco Vergine e Giulio Insalata, e le dichiarazioni dell’uomo, ha emesso la sentenza. Una decisione maturata anche sulla base del fatto che l’uomo è incensurato e sullo sviluppo investigativo della vicenda.foto-arrestato-2-2-2

In sede di convalida dell’arresto Borelli aveva spiegato di non aver riconosciuto i finanzieri (vestiti in borghese e con un’auto civetta) e di aver temuto di esser rapinato. Perciò il 36enne sarebbe scappato fermandosi solo in prossimità di una caserma dei carabinieri (per denunciare i fatti), dove è stato poi raggiunto e bloccato dalle fiamme gialle.

Riguardo a quanto rinvenuto in sede di perquisizione presso la sua abitazione, in contrada Zoppo, a Campi Salentina, l’indagato aveva ammesso di aver coltivato le piante di marijuana rinvenute nel terreno adiacente all’abitazione, ma solo ed esclusivamente per ricavarne sostanza stupefacente da utilizzare per scopo personale (stesso discorso per i semi di canapa, nascosti all'interno di una botola, ricoperta da alcune lastre di metallo). In merito al sistema di videosorveglianza il 36enne aveva spiegato che lo stesso era a protezione della sua abitazione e non della coltivazione proibita.

Per quanto concerne il piccolo arsenale (26 tra balestre, pugnali, frecce e lame) rinvenuto dalle fiamme gialle, Borelli aveva spiegato al gip di aver raccolto le varie armi con l’intento di collezionarle e che gran parte di esse erano state denunciate. Molte, infatti, gli sono state restituite. Diversa la questione delle numerose cartucce sottoposte a sequestro: le stesse, infatti, appartenevano a uno stock di fucili da caccia (regolarmente detenuti) che l’uomo aveva poi ceduto nei mesi scorsi. Una semplice dimenticanza quindi, cui il 36enne non aveva dato la giusta importanza.

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