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Cronaca

Sorpresi con l'arma sotto il sedile. Cade l'accusa di tentata rapina, patteggiano in tre

Il gruppo di amici era stato fermato dai carabinieri di Copertino ad aprile. Sotto il sedile dell’abitacolo era spuntata la pistola, dopo una serie di intercettazioni e pedinamenti da parte dei militari, convinti che i tre stessero per mettere a segno un colpo. Hanno patteggiato due anni e quattro mesi di reclusione per detenzione di arma clandestina e ricettazione della stessa

LECCE - Il sospetto degli investigatori era che quel gruppetto di ragazzi in giro con una pistola in pieno giorno avesse in mente di mettere a segno una rapina. Ma alla fine l'accusa è caduta e i tre imputati hanno patteggiato due anni e quattro mesi di reclusione per detenzione e porto d'arma in luogo pubblico, per detenzione e porto di arma clandestina e per ricettazione della stessa arma. Con la sentenza emessa oggi dal gup Vincenzo Brancato (che contempla anche il pagamento di una multa di 4mila euro ciascuno) hanno così chiuso il loro conto con la giustizia Giovanni Savina, di 19 anni, il coetaneo Costica Brinzoi e Gianmarco Calcagnile, di 27, tutti residenti a Copertino. La pena è stata sospesa per i primi due. Il giudice ha inoltre revocato nei riguardi di Savina l'obbligo di dimora, che è stato invece confermato per Calcagnile, e annullato per Brinzoi i domiciliari (ai quali era stato sottoposto da una settimana proprio per aver violato l'obbligo di dimora).

I tre, volti già noti alle forze dell'ordine, furono fermati dai carabinieri la mattina del 18 aprile scorso, mentre viaggiavano su una Lancia Y che procedeva a velocità sostenuta lungo la strada che conduce verso la marina di Sant’Isidoro. I ragazzi non potevano sapere che nell'auto (intestata ad un'altra persona) erano state piazzate microspie e un gps che consentiva di seguirne gli spostamenti. A inchiodarli fu proprio un'intercettazione ambientale che avrebbe svelato il loro piano di mettere a segno un colpo nel pomeriggio. Ma quello stesso pomeriggio il gruppetto aveva già le manette ai polsi, perché durante la perquisizione dell'auto i militari recuperarono una pistola: era sotto il sedile del lato passeggero. Si trattava di  semiautomatica di costruzione cecoslovacca, calibro 9 parabellum, con matricola abrasa. L’arma aveva inoltre il colpo in canna ed il caricatore con alcuni proiettili. 

Il pubblico ministero Paola Guglielmi aveva chiesto il giudizio immediato per i tre amici, sostenendo anche il reato di tentata rapina, escluso dal Tribunale del Riesame e dallo stesso gip in sede di convalida dell'arresto. Poi, però, attraverso l'avvocato Daniele Scala, gli imputati hanno scelto la via del patteggiamento per ottenere uno sconto sulla pena.

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