Truffa e peculato con i ticket del castello Carlo V: in sei al banco degli imputati
Si aprirà il 29 settembre il processo nei riguardi dei vertici di due società, affidatarie dei servizi di informazione e accoglienza turistica, accusate di aver dichiarato incassi inferiori per versare meno del dovuto al Comune di Lecce
LECCE - Sarà un processo a stabilire se i vertici delle società Theutra e Oasimed (costituite in un raggruppamento temporaneo d’impresa) affidatarie della gestione dei servizi di informazione e accoglienza turistica, promozione culturale e altri servizi del castello V, a Lecce, abbiano commesso illeciti e si discuterà il 29 settembre con l’abbreviato.
In sei risponderanno di truffa e peculato, perché secondo l’accusa avrebbero comunicato al Comune entrate inferiori a quelle realmente incassate (per complessivi 73.244 euro) attraverso i ticket d’ingresso nel castello e per l’accesso alle mostre allestite al suo interno, riducendo così l’importo che, per contratto, avrebbero dovuto corrispondere all’Ente, pari al 20 percento di quanto percepito.
Lo ha deciso questa mattina, il giudice Alcide Maritati, che ha così accolto l’istanza di procedere col rito speciale avanzata, attraverso gli avvocati difensori Amilcare Tana, Luigi Quinto e Ivana Quarta, da: Marina Quarta, 51enne di Lizzanello, presidente della società cooperativa a.r.l. “Theutra”, con sede legale a Lecce,e il suo vice Paolo De Rinaldis, 49 anni, di Lizzanello; Anna Maria Cafiero, 77 anni, originaria di Brindisi ma residente a Lecce, consigliera della stessa società; Stefano Ramires, 49 anni, presidente della società cooperativa “Oasimed”, con sede legale a Lecce, la sua vice Raffaella De Luca, 49, di Galatina, e il vice presidente Marco Bianchi, 46, di Lecce, consigliere della stessa.
Stando alle indagini condotte dalla sostituta procuratrice Roberta Licci con la guardia di finanza, che hanno riguardato episodi avvenuti dal 2018 al settembre del 2019, non solo le somme corrisposte all’Ente sarebbero state inferiori al dovuto, ma non sarebbero state versate neppure entro le scadenze previste.
Non finisce qui. Gli imputati dovranno rispondere anche di aver gonfiato i costi sostenuti per la mostra dedicata al fotografo Elliot Erwit, nella sala Magista, nel 2018, attraverso tre fatture, così da farli rientrare nella soglia concordata col Comune, dal quale avevano ottenuto un cofinanziamento, che li avrebbe risparmiati dal versare il 20 percento. In questo modo, stando ai conteggi svolti dagli inquirenti, la somma sottratta indebitamente all’Ente sarebbe stata di 25mila 643 euro.
Questa mattina, durante l’udienza preliminare, la difesa ha depositato una consulenza di parte che smonterebbe il quadro accusatorio e in considerazione della quale ha avanzato istanza di abbreviato, fiduciosa di poter chiudere favorevolmente, in tempi celeri, la vicenda giudiziaria avviata in seguito a un esposto anonimo.