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Cronaca Squinzano

Catturato a Monaco di Baviera con documenti falsi il latitante Patrizio Pellegrino

Esattamente come il fratello, Antonio, preso in Ungheria, risponde sia per l’operazione “Vortice Déjà Vu” condotta dai carabinieri del Ros, sia per “White Butcher”  della guardia di finanza di Brindisi. Associazione mafiosa e traffico internazionale di sostanze stupefacenti fra i vari reati

GERMANIA – Il copione, per certi versi simile. Di sicuro, entrambi avevano scelto lande lontane per far perdere le tracce. Cambia lo scenario, insomma, non il risultato. Perché se Antonio Pellegrino, 41enne di Squinzano, è stato fermato nel maggio scorso alla frontiera ungherese, il fratello Patrizio, 44enne, è durato solo un po’ più a lungo nella latitanza, terminata oggi in Germania.

A stringergli le manette ai polsi, ci hanno pensato nella tarda mattinata di oggi gli investigatori della polizia tedesca, che hanno lavorato in stretta collaborazione con i carabinieri del Ros di Lecce.

Pellegrino è stato catturato presso la stazione ferroviaria di Monaco di Baviera. Aveva documenti falsi, un passaporto rumeno. La fine della sua fuga, dopo che è stato tracciato il quadro dei soggetti che l’avrebbero aiuto negli spostamenti e in altro modo. Le indagini, dunque, vanno avanti e potrebbero fornire prossimamente nuovi colpi di scena.

Esattamente come il fratello, anche Patrizio Pellegrino dovrà rispondere di reati quali, in primis, l’associazione mafiosa e il traffico internazionale di stupefacenti. Era ricercato, infatti, sia per l’operazione “Vortice Déjà Vu” condotta proprio dai carabinieri del Ros, sia per “White Butcher”  della guardia di finanza di Brindisi.

I due fratelli sono ritenuti fra i capi dell’omonima frangia della Scu e avevano fatto perdere le tracce nel novembre del 2014, prima all’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito della già citata operazione “Vortice Déjà Vu”, che – sarà un caso – proprio in questi giorni compie un anno preciso. Era, infatti, l’alba delll’11 novembre del 2014 quando un imponente dispiegamento di carabinieri eseguì in provincia di Lecce e in altre località, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, nei confronti di ventisei indagati, appartenenti a vari clan, ritenuti responsabili di diversi reati.

I provvedimenti erano scaturiti da due attività d’indagine, riunite in un unico procedimento, condotte dal 2008 al 2012 dal Ros (“Vortice”) e dal Nucleo investigativo (“Déjà Vu”), con il coordinamento della Direzione centrale per i servizi antidroga per il filone attinente il traffico internazionale di stupefacenti. I gruppi, quelli composti da esponenti dei comuni del nord Salento quali Squinzano, Campi Salentina e Trepuzzi. Oltre ai ventisei destinatari delle misure cautelari, altri 52 indagati, fra cui anche tre pubblici amministratori per corruzione, falso e abuso d’ufficio.

I carabinieri in quel periodo misero sotto stretta osservazione le attività illecite gestite dal clan Pellegrino di Squinzano, capeggiato da Francesco Pellegrino, alias “Zù Peppu”, 62enne, ergastolano, e retto all’esterno da Sergio Notaro (anch’egli fermato in latitanza) e dai fratelli Patrizio e Antonio Pellegrino.

Il presunto sodalizio avrebbe svolto estorsioni, usura, spaccio di stupefacenti e avrebbe gestito anche il gioco d’azzardo. Fiorente, in particolare, il traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana con approvvigionamenti in Francia, tramite i contatti mantenuti con fornitori colombiani e spagnoli.

Fra i progetti del clan, sembra che vi fosse anche quello di aprirsi un varco anche sulle piazze danesi e tedesche. Non casuale, dunque, sembra il fatto che Patrizio Pellegrino si trovasse a Monaco di Baviera. E non è tutto. Antonio e Patrizio Pellegrino rispondono anche di traffico internazionale di droga con il Sudamerica. Una vicenda sulla quale ha indagato la guardia di finanza di Brindisi e per la quale, per il procuratore Cataldo Motta, “agivano a titolo personale”.

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