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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Per due anni avrebbe abusato della figlia della convivente, arrestato 46enne

La vittima, una ragazza di soli 12 anni, avrebbe subito le attenzioni morbose dell'uomo. Poi, il racconto alla madre e la fine di un incubo

LECCE – Per oltre due anni avrebbe abusato della figlia 12enne della sua ex compagna. Un inferno durato tra il 2014 e la metà del 2016, in concomitanza della relazione sentimentale che la mamma della piccola aveva intrecciato con un 46enne leccese. Ieri sera l’uomo è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del 46enne, accusato di violenza sessuale aggravata e continuata commessa nei confronti di un minore.

La prima denuncia della donna, resa ai poliziotti della Mobile, risale alla fine di luglio del 2016, quando la mamma ha ricevuto le confidenze strazianti della figlia, che in lacrime le ha confidato di essere stata ripetutamente abusata dal suo convivente, il quale l’ha minacciata di non riferire nulla a nessuno. La giovane vittima, ascoltata in modalità protetta, ha confermato quanto denunciato dalla madre, raccontando le violenze subite e ricostruendo in maniera coerente quanto accadutole. L’uomo, infatti, approfittando del rapporto di convivenza, nelle ore notturne si sarebbe introdotto nella sua cameretta e l’avrebbe palpeggiata nelle parti intime e sul seno, spesso baciandola anche sulla bocca. In un’occasione l’avrebbe costretta a subire un rapporto sessuale, avvalendosi del suo stato di inferiorità fisica e della soggezione psicologica che nutriva nei suoi confronti, in quanto rappresentava un punto di riferimento, sostitutivo della figura paterna.

Le indagini immediatamente avviate dai poliziotti e coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica, Stefania Mininni, hanno consentito di accertare la veridicità delle dichiarazioni della minore e quindi di costruire un quadro probatorio solido che ha permesso al gip di emettere la misura cautelare. Il complesso lavoro di ricostruzione della vicenda è stato eseguito dai dagli agenti della sezione per i “reati contro la persona, i minori e sessuali”, una delle unità nella Squadra mobile, formata da personale e investigatori con competenze e formazione specifiche in tema di reati commessi nei confronti delle cosiddette “fasce deboli”.

Sempre più costante e incisivo è, infatti, l’impegno profuso dalla questura nella repressione anche di  tali delitti che, come noto, sono purtroppo in aumento. 

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