rotate-mobile
Cronaca Leverano

Per vendetta avrebbero inscenato una finta violenza sessuale, tre condanne

Sembrava all'apparenza l'ennesima storia di violenza sessuale ai danni di una donna. In realtà si sarebbe trattato di una messinscena

LECCE – Sembrava all’apparenza l’ennesima storia di violenza sessuale ai danni di una donna. In realtà si sarebbe trattato di una messinscena, studiata in ogni particolare. Una vicenda che solo grazie all’acume e al fiuto investigativo dei carabinieri ha evitato guai seri a un 46enne di Salice Salentino. In tre, invece, sono stati condannati con l’accusa di concorso in calunnia: 2 anni e due mesi per Giovanna Spedicato; 3 anni per Enrica Fema e un anno e mezzo per Maria Conversano.

Tutto sarebbe nato dopo la rottura della relazione sentimentale tra Giovanna Spedicato, 47enne di Leverano, e l’uomo di Salice. Quest'ultimo, nel 2012, ha deciso di interrompere la relazione. Pentitosi, è tornato dalla moglie. La donna, però non si sarebbe arresa di fronte alla piega che hanno preso gli eventi e ha iniziato a tempestare l’uomo di telefonate, facendo anche qualche appostamento, pretendendo di riallacciare i nodi del rapporto.

Quando, però, le speranze della donna si sono affievolite del tutto e ha concretamente capito che non avrebbe mai più riavuto indietro quell’uomo promesso a un’altra, avrebbe iniziato a rimuginare un piano per ottenere vendetta, almeno secondo l’ipotesi accusatoria. Coinvolgendo altre persone. A partire da un 56enne, anch’egli di Leverano (assolto), che a sua volta, da qualche tempo, le si stava affezionando al punto tale da venire incontro al suo folle piano. Tutto, pur di conquistare le grazie della sua amica, in un vorticoso giro di relazioni, per una vicenda che sembra uscire fuori dallo scalcinato copione di una delle commedie sexy all’italiana in voga negli anni ‘70. Così, insieme hanno pensato bene di cercare di incastrare l’ex amante della donna di Leverano, sperando che per lui scattassero le manette. L’uomo, in tutto questo, avrebbe finito per coinvolgere persino la figlia, Enrica Fema, 27enne, e addirittura la colf, Maria Conversano, 51enne di Leverano.

La vicenda ha inizio circa sei anni fa: Conversano chiama il 112 raccontando, allarmata, che poco prima, mentre si trovava a fare le pulizie in casa di Fema, ha sorpreso un ladro che, dopo aver messo a soqquadro tutto ha provato a violentarla. Stando al suo racconto, solo grazie alle urla e all'accorrere, provvidenziale della figlia del proprietario di casa, la donna è riuscita a salvarsi. Vista l’estrema gravità dell’episodio, i carabinieri della stazione di Leverano accorrono. Qui, tutto era stato studiato perché sembrasse veramente la scena di un crimine. La donna è stesa sul divano, con la gonna sollevata. Tutt'intorno, confusione. La classica scena della “visita” dei topi d'appartamento.

Qualcosa, però, all’occhio esperto dei carabinieri, appare subito strano. Difficile definire la sensazione, quasi una contrastante percezione di “caos ordinato”. Scatta comunque la caccia al ladro-stupratore fantasma che, dalle descrizioni fornite, somiglia al 40enne di Salice. Il quale è rintracciato quattro ore dopo e condotto in caserma. E qui, i nodi vengono al pettine. Il salicese ha un alibi di ferro. Quella mattina si trova a Campi Salentina. Alibi confermato da testimoni sopraggiunti nella serata. Da lì nasce l’inchiesta nei confronti degli imputati.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Per vendetta avrebbero inscenato una finta violenza sessuale, tre condanne

LeccePrima è in caricamento