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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Perrone in silenzio davanti al gip. I legali del suo fiancheggiatore: "Costretto a ospitarlo"

Fabio Perrone, arrestato all'alba di sabato scorso 63 giorni dopo la sua evasione dal "Vito Fazzi", e Stefano Renna si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I legali di quest'ultimo hanno chiesto la scarcerazione e in alternativa i domiciliari

LECCE – Si sono avvalsi entrambi della facoltà di non rispondere. Fabio Perrone, il 42enne di Trepuzzi arrestato all’alba di sabato a distanza di 63 giorni dalla spettacolare - al pari del suo arresto e trasferimento in carcere - e sanguinosa evasione dall’ospedale “Vito Fazzi” e Stefano Renna, il 33enne di Trepuzzi titolare del Bar8, sono in rimasti in silenzio dinanzi al gip Vincenzo Brancato nel corso dell’udienza di convalida. Il gip ha convalidato l’arresto e disposto per entrambi la custodia cautelare in carcere.

Perrone, assistito dall’avvocato Ladislao Massari, risponde di evasione (aggravata da violenza e dall’uso delle armi), rapina, lesioni aggravate e della detenzione di armi e munizionamento. L’avvocato Massari si è opposto alla convalida, evidenziando la tardiva comunicazione dell’arresto del suo assistito, avvenuta alle ore 8.10 (al termine della perquisizione). Per il gip la stessa “non determina alcuna forma di invalidità o di inefficacia dell’atto”.

Renna, assistito dagli avvocati Simona Marzo e Andrea Capone, risponde di favoreggiamento e della detenzione di armi e munizionamento. I suoi legali hanno chiesto la scarcerazione o la concessione degli arresti domiciliari, evidenziando che non sussistono le esigenze cautelari e che si tratta di una vicenda i cui contorni non sono chiari, basata su una situazione di oggettivo pericolo, in cui chiunque si sarebbe sentito intimorito, vista la fama e i precedenti di Perrone. Il gip non ha condiviso questa ipotesi, sottolineando come il 33enne abbia mostrato indifferenza nell’ospitare un soggetto estremamente pericoloso, protagonista di un’evasione violenta, e in possesso di armi. Per il giudice Renna ipotizza un comportamento dettato dall’osservanza “di logiche e dinamiche criminali, da approfondire, riconducibili all’appartenenza o vicinanza, a contesti associativi ben strutturati e pienamente operanti”.

Perrone.zip (3)-2Da sabato mattina “Triglietta” si trova ristretto nel carcere di Borgo San Nicola in regime di sorveglianza particolare, secondo quanto previsto dall’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, in isolamento assoluto, senza alcuna possibilità di interagire con l’esterno o con la popolazione carceraria. Inoltre, è costantemente piantonato da un agente al di fuori della cella e da un altro all’ingresso della sezione. Nei prossimi giorni, con ogni probabilità, sarà traferito in un altro istituto penitenziario di massima sicurezza.        

Le indagini intanto proseguono per smascherare la rete di fiancheggiatori che negli ultimi due mesi ha favorito la latitanza di Perrone. Una lista di nomi in cui figurerebbero insospettabili come Renna, apparentemente al di fuori di logiche criminali e incensurato. Gente che ha fornito alloggio e denaro, oltre che cibo e trasferimenti. Qualcuno, inoltre, ha armato l’evaso di un Kalashnikov, circostanza che sembra dimostrare l’assoluta vicinanza di “Triglietta” agli ambienti della criminalità organizzata locale. 

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